Generale, fratello di Guglielmo Pepe, nato il 4 Marzo 1778 a Squillace.
Fece gli studi nel Collegio Militare della “Nunziatella” (Napoli) dove conseguì il grado di Alfiere nel Reggimento di Borgogna in Fanteria.
Divenuto Ufficiale nel 1796 prestò servizio nella Repubblica Partenopea (1799); poi nell’esercito francese servì Giuseppe Bonaparte – Re di Napoli – dal 1806 al 1808 e successivamente combattè in Spagna dal 1808 al 1811, col grado di Capo di S.M. della Divisione Napoletana, e si distinse per la sua bravura ed il suo talento nella Campagna della Catalogna.
Partecipò nel 1812, con l’esercito napoleonico, in qualità di Generale di Brigata alla Campagna di Russia, alle dipendenze del Generale Murat, e si distinse durante la tragica ritirata della Beresìna, specie a Vilna, dove al comando di una Divisione di Cavalleria, rimasta di riserva, riuscì a trattenere i Russi dando modo ai resti dell’esercito francese a ritirarsi – quasi ordinatamente – e raggiungere Danzica;
nel 1813 cadde prigioniero dei Russi e dopo la liberazione ebbe dal Murat il governo della città di Napoli.
Nel 1815 fu con il re ( Gioachino Murat ) a Tolentino; dopo la disfatta, cosi’ fatale per la Francia e per l’Italia, rientrò a Napoli dove il Re Fernandino I di Borbone (1751- 1825) riconosce il suo grado ma non gli assegna alcun compito.
La polizia, che lo sorveglia continuamente, l’invita a lasciare Napoli vietandogli, contemporaneamente, di raggiungere Squillace; Florestano allora fissa la sua dimora nella villa dell’arcivescovo Capece-Latro situata alla periferia di Taranto.
Successivamente fu incaricato dal re Ferdinando I di reprimere la ribellione in Sicilia (1820), però con scarso risultato in quanto, pur entrando a Palermo, si lasciò piegare dai liberali che parteggiavano per il movimento autonomista dell’isola.
Tale comportamento non fu gradito al Parlamento Napoletano che gli annullò tutti gli elogi decretatigli precedentemente. Il nostro generale, offeso di tale provvedimento, restituì al re Ferdinando la Croce dell’Ordine di S. Ferdinando, che gli era stata assegnata, unitamente al brevetto di pensione che l’accompagnava.
Nel 1821 fu nominato Capo di S.M. nella guerra contro gli Austriaci, ma dopo il disastro di Rieti e la restaurazione borbonica, rifiutò ogni onore e grado, abbandonò la vita pubblica, rimanendo estraneo alle agitazioni politiche, e si ritirò a Napoli dove morì il 3 Aprile 1851. In suo onore gli è stata dedicata una via cittadina.
a cura di Agazio Mellace