Tutto nacque da un incidente di percorso, da un caso fortuito. Era il 1956 e da qualche anno si era insediato a Squillace mons. Armando Fares, vescovo della diocesi.
La “Balilla” del presule era parcheggiata in piazza Vescovado e nessuno era in grado di metterla in moto. Nelle vicinanze si trovava un operaio intento a lavorare per l’edificazione della “Casa del Fanciullo”, il quale si offrì per far partire quella vettura.
Cosa che fece senza alcun problema, in quanto egli aveva imparato a guidare i veicoli durante il servizio militare, nel 1942, quando conseguì la patente di guida nel Campo militare di Benevento, all’età di 20 anni. Da quel momento in poi, quell’operaio divenne l’autista del vescovo. Attività che ha cambiato completamente la sua esistenza e che ha svolto per tantissimi anni. Quell’operaio era Gaetano Madarena, promosso autista “sul campo”.
Madarena è morto nella notte tra domenica e lunedì scorsi, all’età di 91 anni, circondato dall’affetto della moglie Francesca Commodaro, dei figli Enzo e Teresa, dei nipoti e dei parenti. Da quel fortunato episodio degli anni Cinquanta, divenne presto “l’autista del vescovo” per antonomasia. Oltre a guidare l’auto del presule, svolgeva le funzioni di segretario: riservatissimo, segretissimo, conosciuto da tutti in Vaticano e nel mondo della Chiesa.
Autista-segretario di mons. Fares e di mons. Antonio Cantisani, Madarena è rimasto in attività per oltre 50 anni: anche dopo la pensione si rendeva disponibile per qualche servizio in curia. A Squillace, come nell’arcidiocesi, veniva chiamato “don Gaetano”, perché, per via della sua fedeltà alla Chiesa, aveva addirittura assimilato il titolo riservato ai sacerdoti.
Il rito religioso dei funerali, i il 23 luglio in cattedrale a Squillace, è stato presieduto dall’arcivescovo emerito mons. Antonio Cantisani.
Carmela Commodaro