Tutto per un corrimano mancante. Per questo un pensionato del luogo vive un grave disagio, perché è costretto a stare in casa e non può scendere in strada. Lui è Vito Samà ed ha 72 anni. Per trent’anni ha lavorato alle dipendenze del Comune di Squillace. Poi l’agognata pensione.
Da qualche tempo, però, dopo essere rimasto vedovo e con i figli fuori regione, ha subito un problema alle gambe, una malattia a causa della quale deambula con molta difficoltà e gli è stata riconosciuta una grave disabilità. Vito frequenta quotidianamente il centro diurno “Cassiodoro”, a Squillace Lido, la struttura di Fondazione Città Solidale dove vengono curate persone con problemi di non autosufficienza determinati da una disabilità fisica, psichica o sensoriale e che necessitano di interventi condivisi con le famiglie. Per essere trasportato in questa struttura viene a prenderlo ogni mattina un operatore che, non senza difficoltà, lo aiuta a salire sull’apposito mezzo di trasporto.
Al “Cassiodoro” l’attività terapeutica si svolge per l’intera mattinata. E poi? A Vito non tocca altro che rimanere chiuso in casa per il resto della giornata. Se ci fosse un corrimano lungo gli undici gradoni che separano la sua abitazione da corso Guglielmo Pepe non ci sarebbero problemi.
Almeno per sedersi davanti al bar della vicina piazza Municipio e dialogare con la gente. In questi giorni, l’anziano ha rappresentato il suo problema al sindaco di Squillace, ai consiglieri dell’opposizione e, per conoscenza, al presidente della Fondazione “Città Solidale”. «Ringrazio il direttore del centro diurno “Cassiodoro”, padre Piero Puglisi – scrive Samà – che da oltre un mese mi ha preso in carico nella struttura.
Grazie anche al personale infermieristico e agli operatori, tutti professionisti impeccabili durante il turno di lavoro e persone premurose e comprensive una volto tolto il camice. Grazie a queste persone che ogni giorno mi fanno uscire di casa».
Ma Vito si dice anche preoccupato, perché «vivendo una condizione di salute non ottimale, se non ci fosse l’aiuto di queste persone, avrei mille difficoltà a scendere in strada. Da mesi ho fatto richiesta per l’installazione di un corrimano che mi aiutasse a salire e scendere dalla mia abitazione, per sentirmi ancora un po’ autonomo. La risposta ancora tarda ad arrivare.
Quanto costa? Poco o nulla, solo un po’ di buona volontà». Samà, dunque, rivolge l’ennesimo appello all’istituzione comunale, dicendosi «davvero stanco, da cittadino solerte nel pagare i tributi, di vivere senza quei pochi servizi che devono essere assicurati ad ogni cittadino, specie se versa in condizioni di salute non ottimali come le mie».
Da qualche tempo, però, dopo essere rimasto vedovo e con i figli fuori regione, ha subito un problema alle gambe, una malattia a causa della quale deambula con molta difficoltà e gli è stata riconosciuta una grave disabilità. Vito frequenta quotidianamente il centro diurno “Cassiodoro”, a Squillace Lido, la struttura di Fondazione Città Solidale dove vengono curate persone con problemi di non autosufficienza determinati da una disabilità fisica, psichica o sensoriale e che necessitano di interventi condivisi con le famiglie. Per essere trasportato in questa struttura viene a prenderlo ogni mattina un operatore che, non senza difficoltà, lo aiuta a salire sull’apposito mezzo di trasporto.
Al “Cassiodoro” l’attività terapeutica si svolge per l’intera mattinata. E poi? A Vito non tocca altro che rimanere chiuso in casa per il resto della giornata. Se ci fosse un corrimano lungo gli undici gradoni che separano la sua abitazione da corso Guglielmo Pepe non ci sarebbero problemi.
Almeno per sedersi davanti al bar della vicina piazza Municipio e dialogare con la gente. In questi giorni, l’anziano ha rappresentato il suo problema al sindaco di Squillace, ai consiglieri dell’opposizione e, per conoscenza, al presidente della Fondazione “Città Solidale”. «Ringrazio il direttore del centro diurno “Cassiodoro”, padre Piero Puglisi – scrive Samà – che da oltre un mese mi ha preso in carico nella struttura.
Grazie anche al personale infermieristico e agli operatori, tutti professionisti impeccabili durante il turno di lavoro e persone premurose e comprensive una volto tolto il camice. Grazie a queste persone che ogni giorno mi fanno uscire di casa».
Ma Vito si dice anche preoccupato, perché «vivendo una condizione di salute non ottimale, se non ci fosse l’aiuto di queste persone, avrei mille difficoltà a scendere in strada. Da mesi ho fatto richiesta per l’installazione di un corrimano che mi aiutasse a salire e scendere dalla mia abitazione, per sentirmi ancora un po’ autonomo. La risposta ancora tarda ad arrivare.
Quanto costa? Poco o nulla, solo un po’ di buona volontà». Samà, dunque, rivolge l’ennesimo appello all’istituzione comunale, dicendosi «davvero stanco, da cittadino solerte nel pagare i tributi, di vivere senza quei pochi servizi che devono essere assicurati ad ogni cittadino, specie se versa in condizioni di salute non ottimali come le mie».
Salvatore Taverniti