Non ci troviamo di fronte al “Palmaziano” di Cassiodoro, ma il vino di Squillace ancora è uno dei migliori prodotti nella nostra regione. E’ tempo di vendemmia nel borgo antico squillacese.
In attività diverse cantine che producono il vino in proprio. Gran parte dei vinificatori lo fanno per la loro famiglia, qualcuno lo vende al dettaglio. Ma a Squillace si produce un ottimo “nettare”. Quest’anno abbiamo notato come anche i giovani cominciano da avvicinarsi alle faticose fasi lavorative di pigiatura dell’uva e del controllo del mosto.
C’è chi raccoglie l’uva nelle proprie vigne (ed in questo caso ne verrà fuori un vero vino “doc” squillacese) e chi acquista le casse d’uva proveniente da altre zone, soprattutto dalla Sicilia (e qui ci vorrà un maggiore impegno per rendere il vino migliore possibile).
In ogni caso, la vendemmia diventa uno dei momenti più felici ed entusiasmanti dell’anno per queste famiglie.
Ed è divertente farsi un giro fra i vari palmenti, per godere delle risate, degli scherzi e dei racconti dei vendemmiatori più anziani; soprattutto, per ascoltare le scommesse che il proprio vino sarà più buono di quello degli altri, con previsioni veramente esilaranti. Nonostante la semi-meccanizzazione della vendemmia, si continua a lavorare duro, ma sempre in allegria. E’ un vero spettacolo vedere tutte le cantine in attività, Scicchitano, Commodaro, Balduani, Gallo, Mellace, Corosiniti, Vaccaro, Facciolo e altri, dove le giornate della vendemmia si trasformano in un’autentica festa, grazie anche alla magia che si nasconde dietro ad ogni singolo gesto. Insomma, una volta c’era la vendemmia, ma fortunatamente c’è ancora, con il pensiero volto verso i momenti dell’anno in cui si potrà sorseggiare un buon bicchiere di novello, di “bianco” o di “rosso” prodotti in casa, proprio come si faceva un tempo.
Salvatore Taverniti