«Si dice che la Calabria non ha nulla a che fare con le Crociate e con i Templari, ed invece sono tante le testimonianze presenti sul nostro territorio che smentiscono tale convinzione». Lo ha sostenuto lo studioso soveratese Giuseppe Pisano, nel corso del convegno su “Tracce templari tra storia e leggenda nel Golfo di Squillace”, svoltosi nel castello normanno squillacese, su iniziativa de “I Giardini di Hera”, nell’ambito dei “Martedì letterari”.
Durante l’iniziativa è stata ricordata la figura di Lorenzo Carnevale, studioso e templarista squillacese, recentemente scomparso. Dopo i saluti del sindaco Pasquale Muccari e del presidente della Provincia Enzo Bruno, e l’introduzione di Raffaele Mancini, lo storico Pisano ha sottolineato che «dopo la drammatica sospensione dell’Ordine dei Templari, avvenuta nel 1312, una bolla papale del 1318 e un successivo decreto, del 1345, ordinavano di rimuovere tutte le croci templari: si doveva cancellare qualsiasi memoria dell’Ordine del Tempio, per cui ci troviamo in difficoltà a ricostruire la storia templare, in particolare in Calabria, attraverso i documenti.
Tuttavia non si sono potute far sparire due lettere papali del 1178 e del 1191, che danno prova che i Templari erano presenti in Calabria e che possedevano molti beni, tra cui diverse chiese». Pisano ha fatto diversi esempi di testimonianze templari sul territorio, citando la Roccelletta, Cropani, Zagarise, Montauro, Santa Caterina, Badolato e Squillace. «Furono non pochi – ha aggiunto – i calabresi che parteciparono alle spedizioni in Terra Santa.
Il principale porto d’imbarco, sul litorale ionico, era quello di Crotone, ma ce n’erano altri in tutta la fascia ionica, tra cui quello di Roccelletta, località che richiama fortemente alla famosa cittadina templare francese di La Rochelle».
Si è svolto il convegno “Tracce templari tra storia e leggenda nel Golfo di Squillace”
Salvatore Taverniti