La scoperta non è frutto di un caso fortuito, ma di continue ricerche mirate all’individuazione dei famosi luoghi cassiodorei. E’ quanto emerge dalle dichiarazione dei tre studiosi squillacesi Daniele Cristofaro, Agazio Mellace e Agazio Gagliardi, che nei giorni scorsi hanno individuato, nella valle dell’Alessi, un insediamento con ruderi e mura antiche, che potrebbe essere collegato al “Vivarium” di Cassiodoro. Da molti anni i tre studiano il territorio e gli insediamenti presenti. In particolare, Daniele Cristofaro, già assessore alla cultura e Agazio Mellace, già assessore ai servizi sociali del Comune di Squillace, sono autori di molti articoli e pubblicazioni che riguardano la storia di Squillace. La sensazionale scoperta è dovuta alla caparbia convinzione che le aree più spaziose e amene in prossimità del fiume Alessi, come quella individuata in questi giorni, non potevano non essere ignorate e quindi non utilizzate dal grande Cassiodoro.
Egli nel descrivere il Vivariense fa esplicito riferimento al pescoso Pellena (oggi fiume Alessi) che con le sue limpide acque consentiva l’irrigazione di numerosi giardini ben coltivati alimentando anche i mulini esistenti.
La relazione corredata da splendide fotografie è stata consegnata alle autorità competenti, tramite Guido Rhodio, ex sindaco ed ex presidente della Regione Calabria, studioso del territorio scillacense, al fine di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e sensibilizzare gli esperti in materia per approfondire le ricerche. «L’area di interesse – affermano Cristofaro, Gagliardi e Mellace – è ubicata sul fiume Alessi in località Tri Munti e Melindini ( dal latino molendinum -mulino) ed ha un’estensione di circa due ettari.
Sulla stessa insistono avanzi di mura in pietra, aggregati in assenza di malta.
La predisposizione delle mura fa pensare ad una formazione di vasche per l’allevamento dei pesci di acqua dolce esistenti nel “pescoso Pellena”che dista circa 50 metri oppure ad un probabile un porto fluviale. Da un attento esame emerge ancora che le stesse sono comunicanti tra loro da un’apertura nella parte bassa che permetteva il defluire dell’acqua da una vasca verso l’altra. Quasi al centro dell’area emerge in modo evidente, rispetto agli altri, un lungo muro di circa 50 metri, la cui larghezza è di circa 4 metri e l’altezza di circa 80 centimetri. Camminandovi sopra si ha la sensazione che sia stato realizzato per accedere comodamente ad ogni singola vasca.
A monte dell’aria abbiamo individuato la formazione di un canale di raccolta delle acque proveniente dal fiume e, nel punto finale, proprio sulla parte del fiume detta “’a gurna da villiceddha”, un manufatto in mattoni e malta che permetteva la fornitura dell’acqua all’area interessata. Presumibilmente era collegato ad un piccolo canale, anch’esso in mattoni e malta, ubicato in prossimità delle vasche ed ancora visibile.
Presumibilmente lo stesso veniva utilizzato in un periodo più recente per irrigare i campi in quanto fornito di paletti in ferro nei quali era possibile inserire delle portelle per far defluire a proprio piacere l’acqua. Con l’intervento delle autorità competenti e di esperti in materia si potrà stabilire se trattasi di insediamenti cassiodorei».
L’area non rimane l’unica presenza sul territorio. Nelle immediate vicinanze sono stati ritrovati anche i ruderi di antichi mulini, suggestivi canali per l’irrigazione forniti di chiuse, avanzi di due importanti e massicci ponti in pietra ben lavorati e, nascosto tra i rovi, un grosso muro di contenimento in pietra lungo circa 50 metri e largo almeno tre.
Probabilmente di epoche più recente anche due bellissime calcare, per la lavorazione della calce, la cui struttura architettonica rimane ancora ben conservata. I tre studiosi si sono resi da subito disponibili a supportare le autorità competenti nella rilevazione degli insediamenti riservandosi di predisporre una pianta cartografica di tutto il territorio che va dal Santuario della Madonna del Ponte alla foce del fiume Alessi. Si tratta, comunque, di una presenza molto importante su cui occorrerà indagare.
Carmela Commodaro