Sarà presentato lo studio del dr. Benoci sui resi del sarcofago rinvenuto a San Martino di Copanello

Sarà presentato domani, a Squillace, nella sala conferenze della biblioteca diocesana, lo studio del dottor Domenico Benoci, del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana della Santa Sede relativo all’analisi epigrafica di due frammenti di copertura litica del sarcofago sito in località San Martino a Copanello.
L’iniziativa si svolge nell’ambito del progetto finanziato dalla Cei “Musei, archivi e biblioteche” dal titolo “Frammenti di devozione: testimonianze di pellegrinaggio nell’antica diocesi di Scolacium”, con il coordinamento di don Maurizio Franconiere, delegato diocesano per i beni culturali e direttore del Museo diocesano di arte sacra. Benoci ha rilevato, letto e interpretato le invocazioni graffite sul sarcofago, in greco e in latino, in alcune delle quali i pellegrini si rivolgono a Senator, cioè il nome con cui Cassiodoro era chiamato quando era in vita.
La chiesetta di San Martino, quindi, potrebbe essere stata l’edificio funerario dove il fondatore di Vivarium, morto in odore di santità, avrebbe trovato sepoltura, divenendo tra il VII e il IX secolo un polo venerato, meta di numerosi pellegrini. Sempre domenica, saranno presentate le attività della seconda campagna archeologica del “Vivarium Project”, iniziata il 24 giugno e che terminerà il 19 luglio. Delle ricerche portate avanti dal progetto, promosso dal Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana in convenzione con l’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace e autorizzato dalla Soprintendenza archeologica, sono direttori scientifici il professore Gabriele Castiglia, docente di topografia dell’Orbis Christianus Antiquus, e lo stesso Benoci.
L’obiettivo è quello di arricchire il bagaglio di conoscenze sui luoghi cassiodorei, sulle loro origini, le loro evoluzioni e la loro contestualizzazione nell’ambito peninsulare e mediterraneo e di valorizzare il territorio dei comuni di Squillace e Stalettì nella loro contemporaneità. «Riportare alla luce contesti sepolti e profondamente legati alla memoria di un paesaggio storico – rilevano i promotori – potrà offrire nuova linfa vitale per la creazione di rinnovati percorsi turistici, culturali, naturalistici, devozionali e dare spunto ulteriore al settore terziario dei territori».

Salvatore Taverniti – Gazzetta del Sud 29 giugno 2024

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