A seguito delle pratiche inoltrate a suo tempo dal Comune di Squillace, grazie all’impegno dell’ex assessore alla Cultura Berenice Brutto, dell’amministrazione dell’epoca presieduta da Guido Rhodio e del rettore don Emidio Commodaro, la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici delle province di Cosenza, Catanzaro e Crotone ha incluso nei programmi di finanziamento il consolidamento e il restauro del santuario della Madonna del Ponte, mentre è imminente il finanziamento della chiesetta gotica di Santa Maria della Pietà.
Ne danno notizia gli stessi ex sindaco Rhodio ed ex assessore Brutto. I due monumenti fanno parte degli itinerari del turismo internazionale in Calabria del Piano regionale trasporti (“Itinerario cassiodoreo).
Il santuario della Madonna del Ponte, spiega Berenice Brutto, «è un importante edificio religioso, venerato luogo di culto e frequentato da numerosi fedeli, la cui costruzione ha subìto le usure del tempo; necessita, dunque, di urgenti interventi manutentivi. Il manto di copertura, infatti, appare visibilmente ammalorato e incurvato».
L’edificio nell’anno 1000 sorse come eremo bizantino e il titolo è dovuto alla sua vicinanza al ponte sul fiume Alessi. L’origine è da collegarsi alla presenza dei monaci basiliani. La chiesa fu poi costruita nel 1754 intorno alla facciata di un vecchio muro su cui un ignoto pittore aveva dipinto l’immagine della Vergine. E’ stata elevata a santuario nel 1978. Il fabbricato era stato recuperato grazie all’iniziativa del defunto rettore del santuario don Domenico Cirillo.
La chiesetta di Santa Maria della Pietà è, invece, un monumento particolare: unico esempio del gotico calabrese, è un piccolo e prezioso vestigio di epoca federiciana, ma che presenta alcune emergenze architettoniche.
Necessita, infatti, di interventi di consolidamento e restauro e della sistemazione delle aree adiacenti.
E’ impropriamente conosciuta come chiesetta, ma quasi sicuramente fu una sala capitolare di un edificio attiguo molto più grande andato distrutto nel corso di uno dei numerosi terremoti.
Dopo il 1850, il vescovo Pasquini la consacrò a chiesetta, probabilmente asservita all’attiguo palazzo della famiglia Maiorana. E’ un gioiello di rara fattura che richiama ogni anno centinaia di visitatori.
Salvatore Taverniti