Tanta la gente affranta, ma soprattutto moltissimi i giovani indignati, a Squillace, per quella che si configura come una vera e propria strage di cani. La città non è nuova ad azioni vili di questo genere.
Già a gennaio scorso si è registrata la morte di cani e gatti probabilmente a causa di bocconi avvelenati sparsi soprattutto in prossimità dei cassonetti dell’immondizia.
Il nuovo sterminio si è verificato il 10 ottobre. Nella zona di località “Micciulla”, a pochi metri dalla caserma dei carabinieri, sono stati ritrovate ben sei carcasse di cani, morti presumibilmente dopo avere mangiato carne avvelenata. Un settimo cane probabilmente ce la farà grazie al tempestivo intervento del dottor Francesco Sinopoli, veterinario di Soverato, volontario della “Lega nazionale per la difesa del cane”, che ha prestato le prime cure alla bestiolina agonizzante.
Tanti i giovani intervenuti sul posto, insieme al vicepresidente della “Lega del cane” Giuseppe Lomanno e alla volontaria Debora Rizzo. Tutti d’accordo per trovare una soluzione definitiva al randagismo che imperversa a Squillace.
Una riunione di volontari è prevista per lunedì pomeriggio, durante la quale sarà chiesto agli amministratori locali un impegno concreto per la soluzione del problema. A Squillace esistono almeno un’altra trentina di cani randagi che scorrazzano nel centro storico: un paio di femmine risultano incinte.
Quindi, il problema è destinato a ingigantirsi. Si punterà ad una campagna di sterilizzazione. Anche il sindaco Pasquale Muccari, precipitatosi sul posto con la polizia locale, carabinieri e veterinari dell’area C dell’Asp di Catanzaro, è convinto di questo.
Intanto, il personale dell’Asp ha provveduto a fare un sopralluogo, effettuando campionamenti e rimuovendo le carcasse degli animali. Importante ora è la bonifica dei luoghi per evitare ulteriori episodi di avvelenamento e scongiurare problemi di carattere igienico-sanitario ai cittadini, considerato anche che a pochi passi dal luogo del ritrovamento degli animali morti c’è un parco giochi per bambini.
Sale l’indignazione, intanto, anche sui social network: sui vari gruppi e profili la gente punta l’indice contro le istituzioni, “ree” di non fare nulla per risolvere il grave problema.
Carmela Commodaro