C’è una storia di ‘ndrangheta e di sentimenti, il mondo dei social, le sette. Insomma, un legal thriller a tutti gli effetti il nuovo giallo di Marcello Vitale, “La bolgia dei dannati” (Cairo editore), presentato al castello di Squillace, nell’ambito della terza rassegna letteraria e teatrale “Alla corte dei Borgia”, su iniziativa de “I Giardini di Hera”, che gestisce l’antico monumento squillacese, con il patrocinio del Comune.
Hanno dialogato con l’autore la giornalista Carmela Commodaro e Saveria Mobrici, avvocata e presidente della Camera penale militare, mentre il cantautore Tony Schito ha eseguito una serie di brani musicali e Francesca Carello e Maria Macrì hanno letto alcuni brani del libro.
Marcello Vitale è presidente aggiunto onorario della Corte di Cassazione ed è stato presidente della prima sezione penale della Corte di Appello di Roma; è stato, fra l’altro, componente titolare della Corte di Assise di Catanzaro e procuratore della Repubblica di Lamezia Terme.
“La bolgia dei dannati” è una storia romanzata che parla di giustizia: un regalo che Vitale fa ai lettori delle tante esperienze vissute da magistrato durante la sua lunga carriera. L’occasione della presentazione del libro è stata colta anche per dibattere di questioni che riguardano la giustizia, la magistratura e i problemi del Sud. Il presidente Vitale, in particolare, ha posto l’accento sulla necessità di promuovere i valori della cosiddetta giustizia giusta e più in generale la cultura della legalità.
Protagonista della storia è il procuratore Aurelio Rasselli che opera nell’immaginaria località calabrese di Larodi. In pieno lockdown deve risolvere un caso di omicidio che sembra avere i connotati di delitto di ‘ndrangheta, anche perché quella zona è teatro di scontro tra due fazioni.
C’è anche la sparizione in circostanze misteriose di un giovane del luogo, “reo” di essersi opposto all’invito di un boss di bere una birra. Rasselli poi entra in contatto con il mondo oscuro del web e con un gruppo, una setta religiosa con gente che utilizza profili falsi. Alla fine, comunque, il procuratore riuscirà a dare un nome al colpevole.
Salvatore Taverniti (Gazzetta del Sud, 11 ago 2022)