Catturato un “pesce palla” nelle acque del Golfo di Squillace. Martedì scorso, il servizio veterinario di “Igiene degli alimenti di origine animale”, area “B”, con sede a Soverato, che fa parte dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, ha ricevuto la segnalazione della presenza di un esemplare di “pesce palla”. Questa è una specie altamente tossica al consumo. Il pesce è stato catturato nella zona di mare antistante Squillace, a circa 150 metri di profondità.
Grazie alla collaborazione dei pescatori della zona e, in particolare, di Carmelo Parisi, proprietario del motopeschereccio “Maria Madre II”, la cattura è stata prontamente segnalata al servizio veterinario, diretto da Tommaso Esposito, che nei mesi scorsi ha avviato una specifica campagna di informazione. Un’altra opera di sensibilizzazione è stata avviata anche relativamente all’anisakis (parassita di diversi organismi marini) e alla “sindrome sgombroide”.
Il pesce palla pescato a Squillace è stato poi consegnato ai medici veterinari Raffaele Grillone e Natalino De Gori, i quali hanno fatto notare che si tratta del primo rinvenimento ufficiale nel Golfo di Squillace. Circa due anni fa un esemplare di “pesce palla maculato” era stato catturato sulla costa tirrenica calabrese.
Tutti gli attori della filiera della pesca, compresi i pescatori sportivi che potrebbero essere i più esposti al pericolo, sono stati invitati a segnalare subito la presenza di questo pesce, tossico anche se sottoposto a cottura, che negli ultimi anni ha letteralmente invaso il Mediterraneo, approdandovi attraverso il Canale di Suez, ed ha già fatto registrare decessi nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo orientale.
La commercializzazione di questo genere di pesci è vietata nell’Unione Europea. Il pesce palla appartiene alla famiglia dei “Tetraodontidae”, caratterizzati dalla facoltà di variare la conformazione del corpo gonfiandolo a palla, a scopo di difesa e per spaventare i predatori. Per questa peculiarità sono conosciuti come “pesci gonfiatori” o “pesci palla”.
Sono stati avvistati nel Mediterraneo e catturati alcuni esemplari di questa specie nel Golfo di Gaeta, nello Stretto di Messina ed in Sardegna. Come affermano gli studiosi del settore, i “Tetraodontidae” possono essere considerati veri e propri alieni dei nostri mari: originari del Mar Rosso, dal 2003 hanno iniziato a spostarsi, attraverso il Canale di Suez, lungo le coste del Mediterraneo orientale (segnalazioni si riscontrano soprattutto in Egitto, Israele e Turchia) per arrivare a Lampedusa nel 2013 e diffondersi verso nord.
Il problema è che alcune di queste specie sono tossiche, per cui, oltre all’impatto sull’ecosistema marino, che non è da sottovalutare, rappresentano un possibile pericolo per la salute umana.
Salvatore Taverniti