Fra le da 150 a 200 località dove sbarcò Ulisse… potrei elencarvene tantissime (Malta, Corfù, Gaeta), e invece mi diverto così: “Ceterum et Ulixem quidam opinantur longo illo et fabuloso errore in hunc Oceanum delatum adisse Germaniae terras, Asciburgiumque, quod in ripa Rheni situm hodieque incolitur, ab illo constitutum nominatumque… Quae neque confirmare argumentis neque refellere in animo est: ex ingenio suo quisque demat vel addat fidem”. Così, con fine ironia, Tacito racconta che Ulisse fondò la città germanica di Ascimburgo, oggi Asbert.
E dico germanica: così vi passano le fantasie di città fondate dall’Itacense girovago!Passiamo al filosofo della domenica che legge i libri a puntate, e salta quelle che non gli piacciono, e va in cerca di Ulisse pacifista: Ulisse il compie una tale strage di Proci, che alla fine i morti nemmeno si contano. Ahahahahahahahahahahah! Alla faccia del pacifismo! Vedete che succede a girarsi i testi secondo il proprio comodo? Testi, bene intenso, in italiano.
A parte che il ramingo eroe non è sbarcato… e se mai, fece naufragio sopra un’arrangiata zattera… non si sa dove, perché la descrizione omerica somiglia qualsiasi spiaggia del mondo con qualche scoglio… e tanto meno i Feaci, popolo di marinai, stavano a 800 metri d’altezza, a Tiriolo… a parte questo, è palese che i famosi letterati e grecisti e filosofi di Squillace, e dintorni, non sanno niente di Ulisse, a parte aver visto i film, uscendo però prima della scena del massacro finale. Ahahahahah!
Non sanno che Ulisse compare nell’Iliade più volte. È un re povero, con solo dodici navi, mentre la media è quaranta; è anche piccolo e scuro e riccio, contro gli eroi biondi e giganteschi. Però è autorevole per astuzia e saggezza, e gli Achei lo stimano.
Siccome l’Iliade si chiude con i funerali di Ettore, e, implicitamente, con la morte di Achille, nulla si dice della distruzione di Troia; vero che Ulisse viene chiamato, anacronisticamente, “distruttore di città”; e non ve lo dico in greco, se no si scatenano tutti i grecisti dilettanti della Calabria. Del resto, siete circondati da omeristi che manco Teagene e Ipparco, quindi fatevelo dire da loro. Ahahahahahah
Un fugace accenno al cavallo di legno è nell’Odissea; mentre occupa gran parte del II dell’Eneide. Se a Squillace sanno tutti il greco classico, figuratevi il latino… ahahahahah
L’Odissea è il ritorno (nostos) di Ulisse in patria. Gli dei decidono finalmente di aiutarlo, e ordinano a Calipso di lasciarlo andare. Il colloquio tra Calipso e Ulisse è uno dei momenti più alti della poesia: ma siete tutti grecisti, e andatevelo a leggere direttamente in greco. Ahahahahahah!
Costruita alla bell’e meglio una zattera sotto la poco attendibile direzione tecnica di Calipso, il dio Posidone come niente la sfascia, e Ulisse naufraga in un posto che, ripeto, niente ha a che vedere con nessun luogo della Calabria e del resto del pianeta: un porto con una città in mezzo, come ce ne sono a migliaia; e Feaci marittimi, e non di alta montagna. Se volete, vi pubblico l’elenco dei loro nomi, tutti di mare: vi basta, Nau-sikaa?
A Nausicaa, Alcinoo ed Arete e amici, Ulisse narra le sue avventure: Ciconi, Polifemo, l’Ade, Scilla… eccetera. Chiede di essere accompagnato ad Itaca; e là giunto, e astutamente rivelatosi a rate, compie il suddetto sanguinoso sterminio dei pretendenti. Così imparano a mangiare a sbafo! Ma non era buonista, Ulisse?
Lo troviamo poi in vari poemi di cui conosciamo i titoli; e in tragedie; e nell’Eneide. I mitografi intanto raccontano di altri suoi viaggi e altri amori e di varie versioni della sua fine, chiamando in causa Telemaco, Telegono… e pettegolezzi su Penelope. Errare humanum est!
Sublime è il XXVI dell’Inferno, in cui Dante fa di Ulisse l’eroe votato alla morte pur di conoscere e vivere intensamente. Non è colpa mia se la Calabria – Regione e UNICAL in testa, e i filosofi!!! – se ne sbattono di Dante e Gioacchino da Fiore. Io ho fatto il mio dovere, con quaranta canti recitati e commentati per Telejonio.
Ippolito Pindemonte traduce l’Odissea. Il suo amico Ugo Foscolo ci testimonia l’ambiguità di Ulisse: in A Zacinto ne fa un eroe e specchio di se stesso, il Foscolo; nei Sepolcri, un corruttore e razionalista, sconfitto nella memoria eterna dalla nobiltà di Aiace.
Eroe trasgressivo e superuomo di Nietzsche è Ulisse di d’Annunzio; re vecchio e malinconico, quello del Pascoli. Intanto, un Ulisse moderno viene cantato da James Joyce nel 1922.
Che ci posso fare, io, se di Ulisse non sapete niente?
A proposito, il ridicolo cartello sulla ripartenza da Catanzaro, lo hanno giustamente da un pezzo levato, tanto era buffo.
Ah, ho rappresentato in più luoghi, e concorso nazionale a Torino, un dramma su Ulisse e Nausicaa: ovviamente, premettendo trattarsi di purissima fantasia, mica di esibizione della carta d’identità di Ulisse [Comune di Itaca, nr. 0001; paternità, Laerte; maternità, Anticlea; professione, re; segni particolari: furbone] e Nausicaa [Comune di Tiriolo (ahahahahahahahahahah), 0003; paternità, Alcinoo; maternità, Arete; professione, principessa; segni particolari: in cerca di marito]. L’avrà trovato, il marito, poi, ma non Ulisse; e al disgraziato coniuge avrà rinfacciato per tutta la vita di non essere Ulisse, ma un ometto qualsiasi!
Insomma, Ulisse non è un oggetto di cronaca, ma un archetipo eterno della mente umana, soprattutto maschile. Gli ho dedicato anche questi versi, che pubblico e non serve tradurre: andate dai tantissimi grecisti di Squillace, di cui pullulano, al Comune, la maggioranza e l’opposizione.
ἔστιν Όδυσσεὺς παντὸς ἐνὶ θνητῶν μὲν ὁ δεῖνα
ταῖς φρεσὶν ἱμείρων Πηνελόπειαν ἀεί,
ἔσθʹ ὁ Καλυψοῦς δὲ προσποιεῖταί νυ ἀναιδοῦς
καὶ Κίρκης κἄλλως Ναυσικάας ἀθιγοῦς·
ἔσθʹ ὁ λιπὼν δὲ τὸ θῆλυ πελώρια θηρία νικᾷ
ζητεῖ δʹ ἄγνωστον γαῖαν ἁλός τʹ ἄδυτα.
Ulderico Nisticò