Ci sono Andrej, Dmitri, Zima e altri quattro bambini, mamme, nonne e un uomo anziano. Sono in tutto sedici i rifugiati ucraini giunti nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi a Squillace. Il gruppo, secondo quanto ha fatto sapere Antonella Comes, della Curia arcidiocesana, è giunto dal Paese in guerra, grazie ai corridoi umanitari in atto in questo periodo, dopo avere superato il confine con la Moldavia.
Vengono da Sumy, città del Nordest dell’Ucraina dove si combatte accanitamente da giorni. Hanno compiuto un lungo ed estenuante viaggio che li ha portati fino a Squillace centro, dove sono stati ospitati dalla comunità ecclesiale nei locali dell’ex seminario vescovile. Le stanze loro assegnate sono quelle che fino a poche settimane fa erano utilizzate dalle suore di clausura che hanno lasciato Squillace
definitivamente.
La struttura, pertinente alla basilica concattedrale di cui è parroco don Enzo Iezzi, è stata messa a disposizione dall’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace monsignor Claudio Maniago, il quale si è subito attivato per accogliere questa umanità dolente che scappa dall’inferno di una guerra feroce che sta distruggendo il loro Paese. I bimbi hanno chiesto subito una bici, per poter giocare nei lunghi corridoi della struttura o nel cortile esterno.
«Sono delle persone amabili – raccontano Antonella Comes ed il marito Antonio Nicoletta che lavora nel settore dei servizi per gli stranieri – conosciamo bene questo popolo perché abbiamo adottato tre anni fa una bambina ucraina. Abbiamo vissuto per tre mesi in Ucraina e siamo stati accolti con calore».
A Squillace è scattata subito una grande solidarietà da parte dei cittadini, che non stanno facendo mancare proprio nulla alle persone ospiti.
A dare una mano in questa gara solidale si sono uniti gli operatori dell’associazione di protezione civile Angeli Blu del posto ed anche di comuni vicini, nella cui sede affluisce continuamente il materiale necessario; singoli cittadini e altri sodalizi del posto. Sono stati espletati, intanto, gli aspetti burocratici legati all’accoglienza e al soggiorno dei rifugiati, i quali, a partire dai bambini, sono stati sottoposti alle visite mediche, grazie anche alla disponibilità di alcuni pediatri.
Si è proceduto anche ad una ricognizione sui loro bisogni primari per organizzare al meglio la loro permanenza. Il gruppo di profughi doveva essere di numero maggiore, ma sei persone sono state trattenute a Roma per il Covid: non appena si saranno negativizzate raggiungeranno i compagni a Squillace, dove la disponibilità dei posti nella struttura religiosa potrà arrivare fino a trenta. Intanto, le bici per i piccoli sono arrivate e per il momento loro si sono lasciati alle spalle i drammi vissuti e gli scenari di guerra.
Si spera possano recuperare la serenità e la gioia che non deve essere tolta a nessun bambino.
Salvatore Taverniti (Gazzetta del Sud, 19 marzo 2022)