Riprendono i lavori per il consolidamento e il recupero dell’ex monastero delle clarisse di Squillace, situato nel centro storico cittadino; un antico monumento sopravvissuto in parte al terremoto del 1783 e che è stato prestigioso edificio religioso femminile del centro diocesi di Squillace, a cui tuttora appartiene.
Dopo il primo, radicale intervento finalizzato a salvaguardare l’antico complesso monasteriale, realizzato con fondi europei e regionali a cura dal comune di Squillace e dall’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace per oltre 700 mila euro, e che si è concluso qualche anno fa, sono ripresi i lavori che vengono ora eseguiti su finanziamento, progetto a cura della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici di Cosenza, Catanzaro e Crotone, e prevedono una spesa di altri 300 mila euro circa, interamente destinati, tenuto conto della situazione di conservazione e dell’obiettivo prioritario da perseguire, che è la conservazione della chiesa, che costituisce la parte del complesso attualmente più vulnerabile.
Tale scelta progettuale mirata alla conservazione, prevede, così come da letteratura in materia, soltanto la cristallizzazione dell’esistente attraverso una serie di lavorazioni di carattere conservativo, una scelta si ritiene idonea anche al tipo di utilizzo futuro del corpo chiesa che, per la sua posizione particolare sul limitare del centro storico e l’adiacenza con la cattedrale della città e diocesi, ben si presta a divenire contenitore-spazio da destinare ad attività culturali di ampio respiro come concerti, teatro e mostre.
Il predetto indirizzo è, inoltre, assolutamente compatibile nel contesto urbano, sociale e culturale del territorio visto che la città di Squillace vanta una storia millenaria, con sede vescovile antichissima; possiede un interessante centro storico, ubicato tra due grossi agglomerati urbani come Catanzaro e Soverato ed è parte integrante della costa ionica, dell’area archeologica di Scolacium Squillace a Roccelletta di Borgia e di vestigia cassiodoree a Copanello di Stalettì; e vanta una grande tradizione nel settore delle manifatture in terracotta e ceramica con specifiche scuole e laboratori artigianali.
Il complesso monasteriale di S. Chiara ebbe un ruolo fondamentale per la crescita urbana della città e diocesi di Squillace, che nel corso dei secoli si articolò in diversi corpi edilizi e che fu fondato nel lontano 31 agosto 1331, quando il Conte di Squillace Tommaso Marzano e Grande Ammiraglio del Regno di Napoli, chiese con supplica al Papa Giovanni XXII, allora in Avignone, ed ottenne l’autorizzazione a fondare tale monastero, realizzandolo soltanto, con l’appoggio del Vescovo di Squillace dell’epoca, sessanta anni dopo la morte di Santa Chiara e appena venti anni dopo 20 anni dopo quello più famoso di Napoli, voluto dalla moglie del Re Roberto d’Angiò, la Beata Sancia d’Aragona.
Alla consegna dei lavori, avvenuta davanti al monumentale e storico complesso edilizio, erano presenti con l’impresa affidataria Garzaniti di Guardavalle, i rappresentanti della Soprintendenza committente, architetto Sergio De Paola e geometra Giancarlo Del Sole, dell’arcidiocesi, mons. Raffaele Facciolo, vicario generale, e il sindaco di Squillace Guido Rhodio, che era accompagnato dall’assessore ai Beni culturali, Berenice Brutto, e ai Lavori Pubblici, Nunzio Pipicella, e dai tecnici geometra Giuseppe Megna, responsabile del settore tecnico, e dottoressa Chiara Raimondo, consulente per i Beni culturali dello stesso Comune di Squillace.
Carmela Commodaro