Il consiglio dell’Ordine nazionale dei biologi, su proposta del consigliere dottor Franco Scicchitano (biologo di Squillace), ha deliberato l’istituzione di una borsa di studio alla memoria di Matteo Vinci, il biologo calabrese ucciso dalla ‘ndrangheta, lo scorso 9 aprile, a Limbadi, comune dell’entroterra vibonese.
Un gesto dall’alto valore simbolico, ma anche una misura di sostegno finanziario destinata alla ricerca scientifica, per onorare la figura di un coraggioso e stimato collega. La borsa, del valore di 12 mila euro, sarà destinata a biologi calabresi che si siano distinti, attraverso studi e pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali o internazionali, nel campo delle scienze biologiche e biotecnologiche, con particolare riferimento all’ecosistema calabrese (terrestre e marino).
Potrà essere conferita a iscritti all’Ordine nazionale dei biologi, inseriti sia nell’elenco speciale, sia nell’albo professionale, senza distinzione di sezioni o settori di appartenenza, impegnati anche in attività di ricerca scientifica presso le università italiane, gli enti ospedalieri e di ricerca (pubblici e privati) o in strutture con esse convenzionate, che hanno realizzato progetti di ricerca inerenti al suddetto campo di studio.
Matteo Vinci, 42 anni, biologo, ex informatore farmaceutico, secondo le risultanze investigative, è stato assassinato da un’autobomba per non essersi piegato – è stato ipotizzato dal procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri – alla volontà di un locale clan malavitoso che mirava all’acquisizione dei terreni appartenenti alla sua famiglia per affermare il proprio dominio su quell’area. Nell’esplosione rimase gravemente ferito anche suo padre (dimesso solo di recente dal reparto “Grandi ustionati” di Palermo).
Per quel delitto, lo scorso 25 giugno, i carabinieri del nucleo investigativo di Vibo Valentia e del Ros, hanno fermato sei persone, tutte appartenenti ad una famiglia ritenuta dagli investigatori legata a filo doppio alla ‘ndrangheta. Tra loro ci sarebbero sia i presunti esecutori che i mandanti dell’omicidio.
Carmela Commodaro