Si intitola “L’autunno negli occhi” (che si inserisce nel catalogo Lebeg edizioni, Roma), la nuova silloge di poesie di Luana Fabiano, poetessa catanzarese di nascita, ma squillacese di adozione.
Dopo la pubblicazione, nel 2013, della sua opera prima, “I covoni della speranza” (Lepisma Edizioni, Roma) con prefazione di Dante Maffia, risultata finalista al premio internazionale di poesia, prosa e arti figurative “Il Convivio”, e la pubblicazione, nel 2014, della raccolta “Respiri violati” (Puntoacapo Editrice, AL) con prefazione di Antonio Spagnuolo, che ha conquistato la giuria di alcuni premi nazionali di poesia quali “Memorial Melania Rea 2014” , “Giovanni Pascoli – L’Ora di Barga 2014”, “Leandro Polverini 2014”, e “Astrolabio 2014”, Luana Fabiano, docente di lingua e civiltà straniera francese nella secondaria di secondo grado, torna a sorprendere i lettori con nuove liriche. Preziosa la prefazione di Caterina Verbaro, docente di letteratura italiana contemporanea all’Università Lumsa di Roma, che così descrive la voce poetica dell’autrice: “Una doppia valenza connota il discorso poetico di Luana Fabiano: da una parte quella di un dialogo intimista con la natura, chiamata a testimone e interlocutrice del proprio flusso interiore di percezioni e pensieri; dall’altra una vena civile.
Non si deve tuttavia pensare a una modalità doppia di discorso, perché quello che appare più notevole di questa voce poetica è proprio la sua coerenza monolinguista, l’identica malinconica passione che scorre da un punto all’altro dei suoi diversi componimenti. Il respiro lirico governa infatti il discorso poetico, producendo un linguaggio intensamente metaforico, una costante attenzione all’interiorità tendenzialmente monologante, un’attitudine a leggere nel dettaglio della quotidianità il senso degli eventi, un andamento sempre musicalmente scandito in versi brevi e in un ritmo accoratamente paratattico”.
L’invito, dunque, è ad entrare “in certi sentieri” d’autunno, nelle parole che quasi allungano abbracci verso tanti bambini che hanno perso il sorriso per scoprire, secondo quanto scrive ancora la Verbaro, che “l’empatia nei confronti della sofferenza, dello smarrimento, della zona d’ombra dell’altro è il sentimento che domina questo orizzonte poetico”.
Carmela Commodaro