Alla fine di novembre dello scorso anno, durante l’interessante convegno su Cassiodoro, svoltosi a Squillace e voluto dall’arcivescovo metropolita, mons. Vincenzo Bertolone, la professoressa Luciana Cuppo Csaki aveva, tra l’altro, lanciato l’appello alle istituzioni competenti perché venisse rivolta l’ attenzione alla cosiddetta “fontana di Cassiodoro”, che si trova nel territorio di Copanello.
L’importante notizia di questi giorni è che, dopo la segnalazione dell’illustre studiosa, la direzione regionale della Calabria per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria, Servizio archeologico, ha concordato sull’opportunità di eseguire un sopralluogo per verificare l’effettivo interesse culturale dei luoghi e del manufatto.
La Cuppo Csaki, riferendo a “Gazzetta del Sud” che «la direzione regionale della Calabria ai Beni Culturali ha disposto una visita al sito della fontana di Cassiodoro, alla “Coscia” di Stalettì e alle zone limitrofe, al fine di verificarne l’interesse storico e culturale», ha sottolineato che «questo è un primo passo verso la valorizzazione culturale di una zona di eminente interesse storico, indiziata quale possibile sito del monastero “Vivariense” di Cassiodoro”.
Si auspica che, grazie alla sensibilità delle Soprintendenze, quei monumenti possano venir riconosciuti ed apprezzati anche ai fini del turismo culturale». Sui terreni ai piedi del monte Moscio sorgeva il monastero “Vivariense”.
Questo è anche il sito della fontana di Cassiodoro, dove croci e graffiti indicano che il luogo era considerato sacro.
A chi ancora non si sa, ma, poiché la fontana è nel sito del monastero, che era sacro a Cassiodoro è una possibilità.
«Mentre ci sono testimonianze sul culto di Cassiodoro in varie località dell’Europa medievale – spiega la Cuppo Csaki – il culto locale nel sito di Vivarium è ancora da esplorare».
Salvatore Taverniti