LO HANNO AFFERMATO LE ARCHEOLOGHE CHIARA RAIMONDO E RAFFAELLA CICERO NEL CORSO DELLA INAUGURAZIONE DELL’ANTICA BOTTEGA DEI VASAI CONCA
La conquista bizantina della Calabria diede un notevole impulso all’attività artigianale in cui rientrava anche la produzione ceramica.
A Squillace, secondo le fonti documentarie, già nel 1096 erano operanti un “Leone figulo” con i figli, e altri figuli squillacesi erano al servizio di S. Brunone a Serra S. Bruno.
Alcune tecniche produttive e le decorazioni della ceramica squillacese ripropongono, ancora oggi le caratteristiche della ceramica bizantina, l’ingobbiatura e l’invetriatura al piombo con decorazione graffita».
Lo hanno affermato le archeologhe Chiara Raimondo e Raffaella Cicero, in occasione dell’inaugurazione dell’antica bottega dei vasai Conca, a Squillace. La bottega, risalente al secolo XVII, è stata recuperata dal Comune, grazie ad un intervento di recupero e valorizzazione attuato in seguito ad un’indagine di scavo archeologico realizzato nel 2010.
Oggi è possibile vedere come fosse organizzata l’attività di lavorazione della ceramica e rivivere l’atmosfera di un tempo all’interno di uno dei tanti laboratori artigianali presenti a Squillace.
La bottega, gestita per molti anni dalla famiglia Conca, fu attiva fino agli anni Settanta, quando la plastica soppiantò la ceramica determinando una diminuzione della richiesta e dell’uso di manufatti ceramici e la conseguente chiusura dell’attività.
La bottega produceva prevalentemente stoviglie per uso quotidiano: piatti, brocche, candelabri, caratterizzati da forme semplici e colori essenziali e rivestiti da invetriatura.
Al taglio del nastro erano presenti, oltre alle archeologhe che hanno realizzato il lavoro di recupero, il sindaco Guido Rhodio, le vedove degli ultimi due vasai Conca che gestivano la bottega, Teresa Mercurio e Rosa Polito, con altri parenti, amministratori locali e numerosi visitatori.
Carmela Commodaro