I risultati della seconda campagna di scavo promossa Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana (Piac) nell’ambito del “Vivarium Project” sono stati presentati a Squillace nella Casa delle culture. Lo scopo del progetto, realizzato nel quadro di un rinnovato interesse verso Cassiodoro di cui è stato avviato il processo di beatificazione, è di valorizzare il territorio di Squillace e Stalettì a fini culturali, turistici ed economici.
Quest’anno la ricerca si è concentrata nella località Ceraso, in agro di Squillace, dove Tommaso Lopez, proprietario dell’appezzamento di terreno oggetto di studio, aveva intercettato un antico muro. Da qui è partito l’interesse dei ricercatori del Piac che hanno lavorato nei giorni scorsi per riportare alla luce la struttura muraria. Il professore Gabriele Castiglia, docente di Topografia dell’Orbis Christianus Antiquus, ha riferito che vi era già la consapevolezza di questo luogo dopo il ritrovamento dell’epigrafe funeraria di Elpidiano avvenuto verso la fine degli anni Cinquanta. Castiglia ha parlato delle analisi condotte dall’archeologo Francesco Cuteri sulle strutture murarie; quindi, la georeferenziazione e il saggio di scavo.
«Pensiamo – ha affermato – di avere individuato una parte di una villa romana, in particolare le terme». Un altro dato interessante emerso nell’ultima settimana è il rinvenimento della sepoltura di un ragazzo recante all’altezza del bacino la fibbia in ferro di una cintura, risalente forse al VI secolo. «L’oggetto – ha detto Castiglia – sarà analizzato così come le ossa del defunto.
Non si esclude di trovare altre sepolture. Abbiamo rinvenuto poi tracce di saccheggio della villa, reperti ceramici, un’anfora recante un marchio». «Cosa potrebbe diventare questo sito? – si è poi chiesto – L’idea sarebbe di renderlo fruibile ai visitatori con ricadute culturali ed economiche. In alcuni luoghi, per esempio, sono state sviluppate iniziative legate all’archeologia del vino oppure all’esperienza dell’archeodromo, per avvicinare tutti alla storia e all’archeologia». L’assessora comunale al turismo Natascia Mellace ha portato il saluto e il sostegno dell’amministrazione comunale.
Il delegato diocesano per i beni culturali don Maurizio Franconiere ha messo in risalto la sinergia con l’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace. Il funzionario della Soprintendenza archeologica Alfredo Ruga, portando i saluti della sovrintendente Stefania Argenti, ha affermato che «il nuovo ritrovamento ci permette di pianificare tutta una serie di studi del territorio alla ricerca dei luoghi cassiodorei». «È un interessante progetto ad ampio raggio – ha rimarcato Chiara Raimondo, archeologa e presidente dell’Istituto Cassiodoro – in un territorio in cui la ricerca era ferma da decenni».
Dopo i ringraziamenti da parte di Domenico Benoci, archeologo del Piac, si è registrato anche l’intervento di Sandra Pascali, proprietaria delle terre di Ceraso, che si è detta ben disposta a supportare il progetto di ricerca.
Quest’anno la ricerca si è concentrata nella località Ceraso, in agro di Squillace, dove Tommaso Lopez, proprietario dell’appezzamento di terreno oggetto di studio, aveva intercettato un antico muro. Da qui è partito l’interesse dei ricercatori del Piac che hanno lavorato nei giorni scorsi per riportare alla luce la struttura muraria. Il professore Gabriele Castiglia, docente di Topografia dell’Orbis Christianus Antiquus, ha riferito che vi era già la consapevolezza di questo luogo dopo il ritrovamento dell’epigrafe funeraria di Elpidiano avvenuto verso la fine degli anni Cinquanta. Castiglia ha parlato delle analisi condotte dall’archeologo Francesco Cuteri sulle strutture murarie; quindi, la georeferenziazione e il saggio di scavo.
«Pensiamo – ha affermato – di avere individuato una parte di una villa romana, in particolare le terme». Un altro dato interessante emerso nell’ultima settimana è il rinvenimento della sepoltura di un ragazzo recante all’altezza del bacino la fibbia in ferro di una cintura, risalente forse al VI secolo. «L’oggetto – ha detto Castiglia – sarà analizzato così come le ossa del defunto.
Non si esclude di trovare altre sepolture. Abbiamo rinvenuto poi tracce di saccheggio della villa, reperti ceramici, un’anfora recante un marchio». «Cosa potrebbe diventare questo sito? – si è poi chiesto – L’idea sarebbe di renderlo fruibile ai visitatori con ricadute culturali ed economiche. In alcuni luoghi, per esempio, sono state sviluppate iniziative legate all’archeologia del vino oppure all’esperienza dell’archeodromo, per avvicinare tutti alla storia e all’archeologia». L’assessora comunale al turismo Natascia Mellace ha portato il saluto e il sostegno dell’amministrazione comunale.
Il delegato diocesano per i beni culturali don Maurizio Franconiere ha messo in risalto la sinergia con l’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace. Il funzionario della Soprintendenza archeologica Alfredo Ruga, portando i saluti della sovrintendente Stefania Argenti, ha affermato che «il nuovo ritrovamento ci permette di pianificare tutta una serie di studi del territorio alla ricerca dei luoghi cassiodorei». «È un interessante progetto ad ampio raggio – ha rimarcato Chiara Raimondo, archeologa e presidente dell’Istituto Cassiodoro – in un territorio in cui la ricerca era ferma da decenni».
Dopo i ringraziamenti da parte di Domenico Benoci, archeologo del Piac, si è registrato anche l’intervento di Sandra Pascali, proprietaria delle terre di Ceraso, che si è detta ben disposta a supportare il progetto di ricerca.
Salvatore Taverniti – Gazzetta del Sud 20 luglio 2024