La proposta di realizzazione di un parco eolico al largo del golfo di Squillace non piace al Codacons. È di questi giorni l’annuncio del progetto relativo ad un parco eolico marino galleggiante al largo della costa, pensato da Falck Renewables e BlueFloat Energy che hanno annunciato la nascita di una società ad hoc per lo sviluppo dell’idea, la Minervia Energia. Ma il proliferare di pale, la cementificazione selvaggia e gli incendi pilotati, fa sapere il vicepresidente nazionale del Codacons Francesco Di Lieto, hanno già consumato una terra sempre più fragile. «Ora – si legge in una nota – non avendo più nulla da deturpare, si decide di prendere il largo ed ecco che salta fuori l’idea di un mega impianto da 45 turbine capace di alterare irrimediabilmente il paesaggio marino».
Per fermare il parco eolico galleggiante che dovrebbe sorgere al largo del golfo di Squillace, il Codacons ha lanciato una petizione indirizzata a Roberto Cingolani, ministro della transizione ecologica, e a Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria. L’associazione evidenzia le notevoli criticità del progetto per le sue ricadute nefaste sulla fruizione del paesaggio e sull’economia turistica, a fronte di utili solamente per le società proponenti e di un apporto superfluo sulla produzione di energia alternativa.
«Non vogliamo abbandonare le energie pulite – si legge ancora – la Calabria è la regione che più di tutte ha aumentato negli ultimi anni la potenza eolica. La risorsa eolica, infatti, è presente in termini di potenza per oltre il 90% nelle regioni meridionali e la Calabria “vanta” quasi 1,2 GW di potenza, praticamente dieci volte la potenza prodotta in Toscana e quasi venti rispetto a quanto prodotto nel Lazio.
La Calabria è una regione del tutto autosufficiente che già oggi produce molta più energia di quanto consuma e, quindi, deve trasportarla altrove, con enormi ed inutili dispersioni». Per il Codacons, il paesaggio marino del golfo di Squillace è uno tra i più belli del mondo, oltre ad essere ricco di storia. «Eppure dimentichiamo che storia, cultura e ambiente sono il nostro “petrolio», sostiene Di Lieto.
«In questi anni – aggiunge – c’è stato un proliferare di pale che rimangono il più delle volte desolatamente ferme, mentre per ogni pilone c’è un’inchiesta giudiziaria. Minuziose attività d’indagine che rendono plausibile il sospetto che, con le bollette dell’energia, stiamo finanziando la criminalità. Intanto nei prossimi 10 anni dovranno essere riciclate centinaia di tonnellate di materiali, derivanti dagli impianti eolici; materiali altamente inquinanti. Il rischio è che alla fine del ciclo o, più realisticamente, quando finiranno gli incentivi statali, assisteremo al fallimento delle società che hanno colonizzato la nostra regione.
Ed allora chissà chi dovrà pagare i costosissimi oneri per lo smaltimento». Il Codacons, lanciando la campagna “Una firma per dire no”, si rivolge a cittadini ed associazioni affinché si faccia fronte comune per tentare di fermare il progetto.
Salvatore Taverniti (Gazzetta del Sud, 18 dic 2021)