Tutti i consiglieri in carica nel consesso civico di Squillace, sia di maggioranza che di opposizione, dovrebbero dimettersi.
È l’appello che lancia il circolo locale di Fratelli d’Italia facendo riferimento alla vicenda giudiziaria che vede indagati, a vario titolo, per reati contro la pubblica amministrazione, tra gli altri, il sindaco, un assessore e la segretaria comunale, nonché al contenuto delle intercettazioni che fanno parte delle indagini sulla stessa vicenda. L’udienza preliminare era stata fissata per il 9 giugno e rinviata, per il prosieguo, all’8 settembre prossimo.
C’è da dire che da parte dei consiglieri di minoranza, Oldani Mesoraca, Enzo Zofrea e Anna Maria Mungo, nei giorni scorsi è stata presa la clamorosa decisione di non prendere più parte alle riunioni del consiglio comunale, per lo stesso motivo. Fratelli d’Italia di Squillace, però, contesta a tutti i consiglieri in carica il fatto che, alla luce di quanto è ormai di dominio pubblico, non abbiano ancora rassegnato le proprie dimissioni. «Non capiamo, infatti – si legge in una nota – con quale serenità di giudizio riescono ad affrontare temi importanti come il bilancio comunale e tutte le altre pratiche sensibili su indicazioni delle persone messe sotto indagine.
Detto questo, crediamo nella presunzione d’innocenza ed attendiamo con serenità il verdetto giuridico, qualunque esso sia. Contestiamo, però, il peso politico di quanto è emerso dalle intercettazioni e che stranamente si tende a sottacere o nascondere ai cittadini ai quali si tenta, ormai invano, di raccontare storielle e giustificazioni che non reggono più».
Altri rilievi che il circolo di FdI squillacese avanza, come si legge nella stessa nota, sono «le squallide azioni, le volgari parole, le miserabili offese personali, lo sciacallaggio morale, che questi cosiddetti personaggi politici hanno usato e messo in atto nei confronti di quasi tutto l’ex consiglio comunale, fatto di professionisti e di gente comune». «Contestiamo anche – aggiungono i meloniani – il metodo della gestione della cosa pubblica che ha visto coinvolta tutta la maggioranza, chi direttamente e chi accettando in silenzio questo sistema, votando a favore delle pratiche compromesse».
«Per il nostro modo di vedere – concludono – restare in questo consesso, accettare incarichi, collaborare da esterni, comunque mantenere in vita questo esecutivo significa essere complici, se non giuridicamente, quantomeno moralmente e politicamente, e nessuno di questi potrà anche osare di dire domani: io non sapevo».
Salvatore Taverniti (Gazzetta del Sud, 3 ago 2022)