Rivivono anche a Squillace i tradizionali riti della Settimana santa. Domenica 14 aprile, per la solenne celebrazione delle Palme in cattedrale, la processione è partita dalla chiesa di San Pietro.
Lunedì santo ci sarà il precetto pasquale per le scuole del comprensorio e alle ore 21, la Via Crucis per le vie del centro storico, animata dalla pastorale giovanile interparrocchiale. Il giovedì santo si ricorda l’istituzione dell’eucarestia nell’Ultima Cena, con visita e adorazione ai sepolcri. La messa “In Coena Domini” si celebra nella basilica cattedrale con la lavanda dei piedi a dodici anziani e giovani del luogo. Venerdì santo, dopo l’azione liturgica, si svolgerà la processione del Cristo morto, che partirà dalla chiesa di San Pietro.
Il sabato santo, di buon’ora, avrà luogo la tradizionale processione della Madonna Desolata, che muoverà dalla chiesa di San Giorgio, mentre la solenne veglia pasquale si terrà verso la mezzanotte in cattedrale. La messa del giorno di Pasqua, sempre in cattedrale, sarà celebrata alle ore 11.
Per quanto riguarda le particolari tradizioni del periodo pasquale, a Squillace sono ancora vive soprattutto quelle gastronomiche. Molte massaie del luogo preparano i dolci pasquali utilizzando i forni a legna: la “cuzzupa”, che è una specie di ciambella che si ottiene con farina, uova, latte, zucchero e buccia d’arancia grattugiata; viene modellata in varie forme e spesso viene arricchita con un uovo intero posto al centro: anticamente il dolce veniva preparato dalle suocere e regalato alle nuore neospose come augurio di fertilità.
Altra golosità, tipica del periodo, è la “pitta cu ‘a nepita”, dolce profumato a forma di mezzaluna, che si realizza con farina, cannella, uva passa, noci e vino cotto; ed ancora i cosiddetti “chijnulidhi”, che hanno la stessa forma delle nepitelle, ma sono ripieni di un impasto di ricotta e altri aromi.
Riti religiosi e tradizioni antiche che richiamano emigrati, turisti e visitatori nel borgo di Squillace per godere anche delle bellezze monumentali e paesaggistiche.
Salvatore Taverniti