In occasione dell’annuale “Giornata del Migrante e del Rifugiato”, due momenti di riflessione si sono tenuti nell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, con l’ufficio diocesano “Migrantes” e la collaborazione della Fondazione “Città Solidale Onlus”, a Squillace e a Guardavalle, con il coinvolgimento delle strutture di accoglienza Sprar (per richiedenti asilo e rifugiati) di Girifalco, Gasperina, Catanzaro, Squillace, Cropani e del Cpia di Soverato.
Nella parrocchia di Squillace Lido, all’iniziativa hanno preso parte l’Imam di Catanzaro Saquil Azeddine e Ranieri Van Gent, pastore della chiesa pentecostale.
Un’unione di cuori avvertita fortemente durante la lettura, da parte di alcuni ragazzi stranieri iscritti al Cpia di Soverato, di una poesia di un anonimo siriano dal titolo “Mi dispiace mamma”. Testimonianza diretta della tragedia umanitaria che si sta consumando giorno dopo giorno nel canale di Sicilia e che ha mietuto solo nel 2016 ben 5000 mila vittime.
All’interno della chiesa di San Nicola Vescovo si è poi condiviso un momento di preghiera ecumenica in ricordo di tutte quelle persone che hanno perso la vita. Domenica, invece, a Guardavalle Marina, nella parrocchia di S. Maria degli Angeli, l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace mons. Vincenzo Bertolone, don Roberto Celia e padre Piero Puglisi, direttore dell’ufficio “Migrantes”, hanno celebrato la santa messa.
Toccante è stata la testimonianza di un ragazzo camerunense, ospite del centro di accoglienza per adulti “L’Approdo” di Girifalco, che ha descritto il dolore per aver vissuto momenti terribili che lo hanno portato a venire in Italia. Padre Puglisi ha sottolineato come ancora sia lungo il cammino che porta all’integrazione e all’accoglienza.
Mons. Bertolone ha evidenziato che «queste testimonianze dei nostri fratelli devono spingerci a superare la facile equazione che porta l’immigrazione al fenomeno del terrorismo. Non possiamo restare fermi di fronte a queste situazioni di estrema povertà che portano gli essere umani a cercare una vita migliore in ogni modo possibile».
La festa si è conclusa con un momento di convivialità, consumando dolci tipici dei Paesi di provenienza dei migranti.
Salvatore Taverniti