Scendendo per la strada provinciale “Madonna del Ponte” che collega in pochi minuti il centro storico di Squillace con la frazione marina, in questi giorni non si può fare a meno di imbattersi negli improvvisati raccoglitori di fichi d’India. Il fico d’India, frutto tipicamente mediterraneo, resistente alla siccità e a terreni impervi, un po’ snobbato dai palati raffinati, diventa protagonista in questo periodo delle tavole dei calabresi.
Dal gusto fresco e particolare, ha un elevato valore nutrizionale, essendo ricco di vitamina C, calcio e fosforo: oltre ad essere consumato fresco, può essere utilizzato per la produzione di succhi, liquori, gelatine, marmellate, dolcificanti ed altro. Soprattutto sulla provinciale “Madonna del Ponte” non si può non rimanere colpiti dall’abbondante presenza di piante di fico d’India, abbarbicate sui costoni scoscesi che sormontano i tornanti.
Queste piante richiamano tante persone che, armate di lunghe canne alla cui cima viene fissato un coltello, raccolgono i gustosi frutti, anche i più alti, visto che la pianta può raggiungere i 4-5 metri di altezza. E allo spettacolo di colori che le piante di fico d’India offrono si aggiunge quello dei tanti occasionali raccoglitori che agitano le loro lunghe aste.
I più anziani riescono a sbucciare il fico d’India, sfidando le spine, in pochissimi secondi con tre tagli netti. Ce ne sono con la polpa verde, gialla o rossa, ma sono tutti da assaggiare.
C’è anche chi li utilizza per fare ottime granite. Le piante di fichi d’India che crescono sulla strada della Madonna del Ponte e intorno all’abitato di Squillace, inoltre, furono le “protagoniste” di un evento accaduto nel XVII secolo, legato alla devozione per il patrono della città, Sant’Agazio, e tramandato fino ai giorni nostri. Si tratta del tentato assalto alla città del 14 luglio 1644 da parte dei Saraceni giunti dal mare.
Sul punto più alto del castello di Squillace vennero esposte le sacre reliquie del santo patrono. Durante la loro incursione, i Saraceni videro tutte le piante di fichi d’India trasformate in soldati e, impauriti, scapparono verso le loro imbarcazioni. E’ sempre uno spettacolo ammirare queste piante, i cui colori si fondono con il cielo azzurro delle giornate estive.
Salvatore Taverniti