«Irrealizzabilità del piano di riequilibrio pluriennale presentato dalla precedente amministrazione; impossibilità di chiudere il bilancio di previsione 2014 in pareggio; impossibilità di fornire i servizi pubblici essenziali.
Per questi tre motivi siamo costretti a decidere per il dissesto finanziario dell’ente».
Il sindaco di Squillace Pasquale Muccari, nel corso della seduta del consiglio comunale di sabato 19 settembre, ha spiegato così la “sofferta” decisione di dichiarare il fallimento.
Una pagina storica, in negativo, che viene scritta in un centro che prima veniva indicato come punto di riferimento politico e amministrativo del comprensorio.
Le passività, i debiti, i minori trasferimenti, le condizioni irrealizzabili del piano di rientro portano, secondo gli amministratori in carica, alla decisione, «con la consapevolezza – ha affermato Muccari – che nessuno da domani sarà penalizzato più di quanto non lo sia già stato». Arriverà, dunque, un commissario liquidatore che gestirà la parte finanziaria dell’ente. Si poteva evitare?
Per i gruppi di minoranza, che hanno votato contro la dichiarazione di dissesto, si poteva quantomeno rinviare la decisione, ricercando altre strade. Il consigliere di minoranza Franco Scicchitano ha affermato che «da una più attenta analisi dell’intera situazione contabile e amministrativa, e con un tempo d’azione molto più ampio, si sarebbe potuto arrivare ad una conclusione diversa da quella individuata dalla maggioranza».
L’altro capogruppo di minoranza, Ruggero Mauro, ha sottolineato che «oggi si apre la botola del baratro, da parte di una maggioranza che fugge dalle responsabilità, condannando Squillace ad anni di lacrime e sangue».
Salvatore Taverniti