Cittadinanza onoraria a don Antonio Tarzia. L’ha conferita il Comune di Squillace, in segno di alta considerazione per l’intensa azione culturale e civile svolta dal sacerdote paolino, nato ad Amaroni, fondatore e direttore per dieci anni della prestigiosa rivista “Jesus”, responsabile di “Famiglia Cristiana” e de “Il Giornalino” e direttore generale delle Edizioni San Paolo.
Don Antonio Tarzia è anche presidente dell’associazione “Centro Culturale Cassiodoro”, con sede in Squillace, attraverso la quale si è distinto con iniziative, realizzazione di opere, attività e attaccamento esemplare alla città di Squillace, alla plurimillenaria sua storia civile e religiosa, soprattutto rilanciando in modo concreto, incisivo, intelligente e prestigioso la figura e l’opera di Cassiodoro.
«Don Totò – afferma il sindaco Guido Rhodio – ormai da più anni è impegnato nella realizzazione a Squillace, nella realtà calabrese e in quella nazionale, di una poliedrica attività di promozione culturale e di valorizzazione del patrimonio culturale calabrese, con particolare attenzione a quello dell’area squillacense e con il concomitante rilancio di figure prestigiose della storia religiosa e umana calabrese, come quella di Cassiodoro il Grande.
Ha dimostrato di adempiere con passione, impegno e costanza a questa impresa che trasforma radicalmente l’immagine della nostra regione, dedicandosi con spirito filantropico e con grande determinazione nell’esaltazione degli aspetti e dei valori positivi della nostra terra di Calabria e nella presentazione lineare e dignitosa dei contributi storico-culturali offerti dal territorio di Squillace, del comprensorio e del Meridione italiano al progresso del Paese e dell’umanità». Secondo quanto reso noto dallo stesso Rhodio, «don Antonio ha donato pregevoli opere artistiche al museo diocesano “Cassiodoro” di Squillace».
Con l’associazione “Cassiodoro”, ha realizzato la pubblicazione di molte opere del grande statista e monaco squillacese, mentre altre sono in corso di pubblicazione; ha promosso convegni e incontri in varie città italiane per diffondere l’opera cassiodorea; affianca l’iniziativa l dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace e del suo arcivescovo mons. Vincenzo Bertolone, perché la Chiesa cattolica riconosca la grandezza spirituale e religiosa, e quindi la santità e il culto, di Cassiodoro.
Salvatore Taverniti
Post molto interessante, in cui mi sembra di cogliere l’ispirazione di Guido Rhodio, del quale ben si riconoscono la facondia e le parole alate. Solo un particolare mi lascia perplessa: Don Antonio Tarzia “affianca l’iniziativa dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace e del suo arcivescovo mons. Vincenzo Bertolone.”
Affianca, come? Da quanto ricordo, al Convegno su Cassiodoro del novembre scorso don Tarzia ci omaggio’ di un calendario ecumenico molto curato tipograficamente e del libro su Cassiodoro di Franco Cardini pubblicato da Jaca Books, anche quello in veste tipografica molto attraente, ma sul cui contenuto il tacere e’ bello. Inoltre potemmo vedere la storia di Cassiodoro a fumetti; iniziativa, questa, indubbiamente interessante e di carattere innovativo, didattico e popolare.
Ma, caro Taverniti, “affiancare” vuol dire “andare a fianco”, cioe’ con lo stesso passo ed alla stessa velocita’; potremmo dire, sulla stessa lunghezza d’onda. E qui, mi consenta, non ci siamo proprio, perche’ l’iniziativa di mons. Bertolone e dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace non puo’ certo equipararsi per la levatura intellettuale (convegno del novembre scorso su Cassiodoro), ma sopratutto per quella istituzionale e religiosa (approvazione dell’introduzione per la causa di canonizzazione di Cassiodoro presso le autorita’ ecclesiastiche da parte della Conferenza Episcopale Calabra) ad iniziative di diffusione a livello estremamente divulgativo. Cio’ sia detto senza la minima intenzione di deprezzare l’operato di don Tarzia; ma io credo che in materia di canonizzazioni Santa Romana Chiesa attraverso le Congregazioni romane, la Conferenza Episcopale Calabra ed in particolare l’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, che ne ha saputo cosi’ efficacemente raccogliere i consensi, sia molto, molto piu’ avanti di qualsiasi sacerdote o laico; i quali fanno certamente bene a collaborare con i vescovi, se chiamati a farlo; ma da questo ad affiancarli, ci corre. In materia di canonizzazioni, la parola spetta alla Gerarchia ecclesiastica, perche’ e’ Gesu’ che ha voluto cosi’.
Luciana Cuppo