Una lettera del 1942 scritta da un soldato italiano durante la guerra è finalmente giunta ad un suo familiare. Ci hanno pensato i responsabili della Pro loco di Squillace.
Il soldato in questione si chiamava Giuseppe Zofrea, aveva 18 anni e aveva inviato la lettera dal fronte alla sua mamma. Apparteneva al 5° battaglione mortai della Divisione “Pasubio”, impegnato nella campagna italiana di Russia. La sua lettera non è mai arrivata alla signora Paolina, ma in questi giorni è stata consegnata al fratello del giovane soldato, Francesco, preside in pensione.
Ci hanno pensato Agazio Mellace e altri dirigenti dell’associazione turistica, 75 anni dopo: la missiva è stata ritrovata nell’ambito di una ricerca sui patrioti e soldati squillacesi condotta dalla Pro loco. Commovente il momento della consegna ufficiale all’anziano congiunto del soldato.
Nella lettera, inviata il 16 novembre del 1942, con posta aerea, Giuseppe prima tranquillizzava la mamma («sto bene, come spero di voi tutti; non temete per me perché sono indietro con i mortai»), poi spiegava che «per il vaglia, io non ho di che farmene dei soldi, e quindi li invio a voi».
«Cara mamma – aggiungeva – sei anche una madre italiana e devi pure sopportare un ritardo di posta o più che altro una notizia un po’ dispiacevole. Fino ad ora prega Dio che i tuoi figli sono al sicuro. Io compio il dovere e avrò cura della mia salute, non vi preoccupate. Esigo che vi divertiate e passiate buone feste: io farò altrettanto. Se mi scrivete sempre lettere di rimprovero, verrà un giorno che mi arrabbio e, invece di scrivervi spesso, vi scriverò una volta al mese. Ci sono delle madri che hanno ricevuto notizie dei propri cari dopo quattro mesi».
Nella seconda parte della lettera, Giuseppe fa una simpatica richiesta: «mi avete inviato il pacco? Vi avevo chiesto il trinciato, me l’avete inviato? No! Vi ho inviato già pure il secondo vaglia, proprio per questo e voi non ve ne siete curata affatto. Non vi ho mica chiesto una cosa che non si può avere o comprare. I miei amici aspettano il tabacco, che già mi hanno pagato, dopo aver detto loro che l’avrei potuto trovare per mezzo di papà.
Ora, invece, forse rimango da fesso». Dalle ultime frasi scritte da Giuseppe traspare il sentimento di affetto verso i suoi familiari e l’ansia di ricevere notizie e loro scritti: «sapete bene che se io vi invio una lettera, voi perlomeno me ne dovreste inviare due, visto che potete scrivere e avete tempo». Giuseppe Zofrea non riceverà risposta alla sua lettera, mai recapitata alla famiglia.
Il 28 febbraio 1947 il comandante del Distretto militare di Catanzaro redige il verbale di irreperibilità del soldato, perché disperso in Russia, in occasione di un combattimento avvenuto nel dicembre 1942. Il suo corpo non venne riconosciuto tra quelli dei militari di cui fu legalmente accertata la morte o la prigionia.
Salvatore Taverniti