Ho incontrato l’artista Samanta Cinquini per la prima volta nel 2015, in una valle dell’Umbria, distese a terra e disarmate all’interno di un potente meccanismo di creazione poetica. Quando ho conosciuto quest’artista, è stato come i bambini. E così è: l’incanto di un bambino è come lo sguardo di un animale libero perché non conosce la propria morte, egli vive e non lo sa.
E questo fa l’arte: inventa lo stupore e restituisce l’infinito di quell’interstizio alla materia, la poiesis, la poesia. Il mio invito de Il Pesce d’Oro in residenza presso Armonie d’Arte Festival nasce da questo intento: consegnare poesia alla materia, al mar Ionio. E viceversa, consegnare alla poesia la possibilità di interfacciarsi con un patrimonio di tradizioni, riti, storie, terra arsa, cicale.
Nella consapevolezza della difficile natura del lavoro portato avanti da Samanta Cinquini, che fa dell’esattezza e della cura un codice deontologico, che lavora anni affinché un solo sguardo emerga dagli occhi di uno, affinchè un solo bottone venga cucito all’abito, ho scelto di invitare questo suo lavoro all’interno di un festival dalle produzioni massive, internazionali, contrattate, strutturate.
Cosa succede se questi due poli, istituzionale e libertario, si incontrano? Se l’artigianato incontra gli stakeholders? Nessuno è vincente, direbbe anche lei, nè l’uno nè l’altro, e l’incontro tra le due scuole è più che mai necessario in questo periodo storico di urgenza umana. Il Mediterraneo, ci ricorda il direttore artistico di Armonie d’Arte, è una terra di transiti, e in questi luoghi nasce anche la scuola di Pitagora, quella di Atene.
E se come, con estrema puntualità, si legge in uno degli ultimi interventi di Chuz Martinez, è arrivato il momento di sostituire la filosofia con la poesia perché non la bellezza ma l’amore salverà il mondo, allora sia questo il luogo da cui attivare un dialogo poetico come quello portato avanti da Il Pesce d’Oro, il quale lavora nella pratica di una rigorosa pedagogia dell’amore e del desiderio.
Nei quindici giorni trascorsi a Squillace il gruppo di lavoro ha lavorato nel paese, con il paese e i suoi abitanti, ma senza praticare teatro urbano; ha lavorato sul tappeto danza in sala ma senza praticare il teatrodanza. Allora questo non è teatro? Allora cos’è? Può e non può esserlo o non può esserlo? È così che le cose senza nome restano come dio talvolta, come l’amore, indicibili.
Il pesce d’oro è un progetto pedagogico e di arte performativa guidato dall’artista Samanta Cinquini in collaborazione con Micaela Leonardi. Membri del Coro presenti in residenza presso Armonie d’Arte: Gaia Gregis, Giulia Cosio, Manuelisa Reggibile (Fenn), Beatrice Algeri, Valentina Riva, Susanna Vicenzetto, Giulia Costantini, Luca Sugliani, Bruno Bovelacci, Massimo De Pascale, Manuel Cappello .Abiti realizzati da Balaustio.
Testo a cura di Maria Luigia Gioffre, curatrice per la sezione Armonie d’Arte Festival Screening e Residenze d’Artista 2021