Nel tempo della pandemia del coronavirus, dunque in una situazione delicata e particolare, è stata celebrata oggi a Squillace, in cattedrale, la messa solenne in onore di Sant’Agazio, patrono della città e dell’arcidiocesi. In chiesa, oltre alle suore carmelitane dello Spirito Santo, vi erano il celebrante, padre Piero Puglisi, con il parroco don Enzo Iezzi, mons. Raffaele Facciolo e mons. Giuseppe Megna, mentre il sindaco Pasquale Muccari, accompagnato dalla polizia locale, ha offerto il cero votivo e proclamato la preghiera a Sant’Agazio, a nome della comunità squillacese. «I mezzi di comunicazione – ha affermato padre Piero nell’omelia – ci aiutano, per fortuna, a non perdere questa preziosa opportunità per contemplare, ancora una volta, il Santo martire, il suo esempio, la testimonianza del suo discepolato.
La vera e più genuina devozione al Santo, come è noto, consiste infatti nell’impegno ad imitare, a conformarci per quanto è possibile, a fare nostri lo stile, l’atteggiamento, il coraggio e l’audacia del Santo, per vivere la nostra esperienza di discepolato in questa storia umana che è storia di uomini e storia di Dio.
Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci dice che il Signore si fida sempre di noi, ha bisogno di noi e ci invia: come il Padre ha mandato il Figlio, così il Figlio manda me, manda te, manda ciascuno di noi. Noi sappiamo che seguire il Maestro non è una cosa scontata, che se vogliamo davvero essere discepoli, dobbiamo essere disposti e pronti a vivere le fatiche e le contraddizioni che il Signore per primo ha vissute nella sua vita.
Seguire il Maestro significa mettere in conto l’incomprensione, il rifiuto del mondo, le battaglie contro l’ingiustizia, un cattivo uso del potere, la cattiveria del mondo, che è – ovviamente – cattiveria delle persone, quando mettono al primo posto e difendono i loro interessi, a discapito del bene comune … Essere cristiani esige allora di mettere in conto anche le persecuzioni e perfino il martirio, come S. Agazio ci insegna.
Oggi possiamo parlare di martirio bianco, visto che non ci è chiesto (almeno in questa parte del mondo) l’effusione del sangue, il dono della vita fisica, ma sempre di martirio si tratta.
Tutto ciò che è sofferenza, dolore, ingiustizia subita è vivere il martirio se sappiamo offrire al Signore, senza maledire la o le persone che sono causa di tutto questo ma, piuttosto, siamo capaci di pregare per loro e per la loro conversione.
Troppe volte vorremmo la gloria scansando la sofferenza: seguire le orme del Maestro significa salire invece sul Golgota. Proprio in questo il Santo martire Agazio diventa per noi un maestro. E’ difficile ma la Parola ci viene in aiuto e ci dice che non siamo soli in questo difficile percorso: il Signore, il Pastore, è sempre con noi e ci accompagna, Lui ci ha scelti, nonostante le nostre contraddizioni, nonostante i nostri evidenti limiti, noi siamo suoi e nessuno potrà rapirci dalle sue mani, come ci ricorda il vangelo di Giovanni che accompagna e guida la Chiesa proprio in questo Tempo di Pasqua. Attenti, ci ammonisce però il Signore, a non perderci come Giuda, che smette di essere discepolo per diventare maestro.
Convinto che la politica operata da Gesù non portava frutti, convinto delle sue ragioni, Giuda ha combinato un pasticcio pensando di farlo incontrare col Sinedrio. Forse Giuda voleva forzare i tempi, obbligare il Signore a manifestarsi. Davanti all’inganno che subisce, Giuda stesso si pentirà, ma sarà troppo tardi. Non mettiamoci al posto di Gesù nel senso di decidere al posto Suo: sia Egli a condurre la vita che mettiamo a Sua disposizione per la diffusione del Regno, per costruire il bene di tutti e la cosa pubblica, per costruire rapporti di pace e non di guerra. Alla fine della vita, saremo ricordati per quanto siamo stati capaci di amare e di perdonare, per l’umiltà che ha fatto di noi uomini e donne grandi, per le relazioni che abbiamo costruito e non distrutto, per essere stati capaci di rimanere umani e non certo per le medaglie, i ruoli, i riconoscimenti che ci sono state elargiti.
Affidiamo a S. Agazio la nostra vita, quella dell’intera città di Squillace e dell’Arcidiocesi, affidiamo a Lui le nostre comunità parrocchiali: si respiri il clima dell’unità e della concordia, senza rivalità e conflittualità, senza invidie e gelosie. Alla Sua protezione e a quella della Vergine Maria affidiamo le nostre vite e chiediamo la salvezza in questa terribile pandemia che attanaglia l’umanità».
Nel pomeriggio, processione della statua di Sant’Agazio su un autofurgone, con la presenza del parroco e del sindaco, per le vie sia del centro storico che delle due frazioni (Fiasco Baldaya e Lido) e soste di preghiera in alcuni punti del territorio.
Carmela Commodaro