Grande successo per l’edizione 2018 del “Carnevale Squillacese”, che si è svolta ieri a Squillace, dopo il rinvio di una settimana. Un chilometro e mezzo di gioia, attraverso cui si è snodato il corso mascherato.
L’evento è stato organizzato, con il patrocinio del Comune, dall’associazione folkloristica “Carnevale squillacese”, che si è costituita nel 2013 al fine di riportare la manifestazione ai fasti di un tempo.
Nei giorni scorsi si è svolta una festa in maschera per bambini e ragazzi, nel salone dell’ex convento hanno raggiunto piazza Vescovado. Tre i carri allegorici presenti, per un grande Carnevale dedicato alla musica. Sul carro istituzionale che ha aperto il corso mascherato è stato allestito un prato sintetico, su cui i bambini in maschera si sono sdraiati al suono della musica, come simbolo di felicità e serenità.
Il carro “E cantava le canzoni” rappresentava Rino Gaetano, il cantautore calabrese che proponeva canzoni appassionate e dissacranti, frutto della sua ironia e del suo intuito profetico. Cantava e canta, con coraggio. Perché, come egli stesso aveva anticipato, la sua musica è arrivata alle future generazioni, che la ascoltano e la amano. Rino irride e commuove con l’anarchica eccentricità del poeta cantastorie.
Le sue fiabe amare narrano di santi vestiti d’amianto che salgono sul rogo, di donne immaginarie che filano la lana e fiutano tartufi, di cieli blu e di notti stellate, di amabili prostitute e di detestabili politici. Rino è un fiero figlio della Calabria, terra piena di sale e di sole, dove gli piaceva rubare le pere mature sui rami e camminare con un contadino, parlando dell’uva e del vino. Canta la bellezza della nostra terra, l’amarezza di chi va e la speranza di chi resta, di chi resiste e combatte in silenzio la sua battaglia quotidiana.
L’altro carro, intitolato “Dalla Terra del lontano futuro”, proponeva Nobita Nobi, un bambino molto pigro. Per i suoi scarsi risultati nello studio e nello sport, viene spesso preso in giro dai suoi compagni di classe. I suoi hobbies sono guardare la televisione, sonnecchiare e andare in giro con Shizuka, la dolce amica di cui è follemente innamorato. Doraemon è un simpatico gatto robot venuto dal ventiduesimo secolo per aiutare Nobita a migliorare il suo futuro. “Ricorda che puoi sempre cambiare il tuo destino”, gli ricorda Doraemon.
Grazie al gattopone, una tasca quadridimensionale contenente numerosi gadget futuristici, detti chiusky, Doraemon rivoluziona la vita di Nobita, aiutandolo a risolvere i suoi problemi a scuola e coi bulli del quartiere. Come è successo a Nobita, la tecnologia si fa spazio anche nelle nostre vite con l’intento di migliorarle, se applicata adeguatamente.
Il collegamento tra i due carri principali era rappresentato dal fatto che sia i testi di Rino Gaetano che gli episodi del cartone animato Doraemon sono futuristici e narrano di fatti che potevano essere definiti “surreali”, ai tempi in cui sono stati prodotti. In realtà anticipano gli eventi futuri, il che li rende ancora molto attuali.
In piazza, si è svolta la serata di festa, presentata da Rosario Commodaro, il mitico “zi’ Rorò”, con la presenza di centinaia di persone mascherate, impegnate in coreografie, canti, balli, scenette. Non è mancata l’esibizione della banda, composta da una decina di ragazzi girifalcesi.
Ospite d’onore il piccolo Giuseppe Bertolotti, assurto agli onori della cronaca nazionale, proprio in questi giorni, per l’invito rivoltogli da Ermal Meta a cantare con lui, il 28 aprile prossimo, sul palco del Forum di Assago. Giuseppe ha eseguito il brano di Rino Gaetano “Gianna”, suonando la chitarra.
Il “Carnevale Squillacese” si tiene da circa cinquanta anni e vede ogni anno la partecipazione attiva di tanti giovani che creano artistici e imponenti carri allegorici, coreografie, vestiti e altro, per fare divertire tutti.
Carmela Commodaro