Ci eravamo occupati della sua vicenda nello scorso mese di gennaio, ma la sua situazione ancora non si è risolta. Anzi, si è aggravata.
Si tratta del pensionato squillacese Benito, che da tempo si trova senza fissa dimora. Benito ha 83 anni, gode di una pensione sociale, ma vive ugualmente di stenti, da solo e senza una casa.
L’uomo ha superato indenne il freddo dello scorso inverno, pur avendo eletto come suo “domicilio” i ruderi del monastero di Santa Chiara, nei pressi della piazza principale della città.
All’angolo di uno stanzone del monastero, che è privo di porte e finestre, Benito ha ricavato la sua “casa”: un materasso, qualche asse di legno e due sedie. Per coprirsi e ripararsi dal freddo utilizza delle coperte donategli da alcune persone.
Quella che vive Benito non è solo una condizione inumana, ma l’uomo spesso ha a che fare, secondo la testimonianza di alcuni cittadini, con la stupidità di certi balordi che non si limiterebbero a schernirlo, ma che sarebbero arrivati ad organizzare anche delle incursioni nel luogo dove alloggia.
Come accaduto l’altra notte, quando, intorno alle due, provenienti dal rifugio di Benito sarebbero stati uditi schiamazzi e urla che hanno svegliato alcuni residenti nella zona.
Sembra che qualcuno, verosimilmente per puro divertimento, si sia recato là per disturbare il sonno dell’anziano, danneggiando anche la scaletta in legno che gli permette di raggiungere l’interno del monastero.
E’ giunto, dunque, il momento che le istituzioni e gli organismi preposti (servizi sociali, amministrazione comunale, Chiesa, associazioni, forze dell’ordine) prendano a cuore la situazione del pensionato squillacese, a cui occorre trovare una degna sistemazione.
Durante il giorno, l’anziano passa il tempo stando seduto sulle panchine pubbliche e raccogliendo mozziconi per recuperare i residui di tabacco da fumare con la sua pipa.
Alcune delle notti di freddo intenso, lo scorso mese di gennaio, le ha trascorse presso la sede dell’organizzazione di volontariato “Ospitalità e accoglienza”, ma poi lui stesso ha deciso di tornare nel suo rifugio fra i ruderi del monastero. Fra l’indifferenza generale.
Salvatore Taverniti