Argilla e tanta passione: l’arte della ceramica rivive nel laboratorio di Agazio Mellace a Squillace

 

VIDEO | La lavorazione è fatta rigorosamente a mano, realizzata sul tornio che pian piano dà forma all’oggetto, che sarà fatto essiccare e sarà infornato

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Maschere, visi, contenitori, oggetti di uso comune: nel laboratorio di ceramica di Agazio Mellace, a Squillace, ci si trova immersi in un mondo d’arte fatto di argilla e di una passione tramandata.

L’arte della ceramica a Squillace risale a tempi antichissimi, fin dalla sua fondazione nell’Antica Grecia quando ancora si chiamava Skylletion, che continuò anche successivamente in quello romano, quando iniziò ad essere chiamata Scolacium.
I vari ceramisti che arrivavano sulle coste catanzaresi, trovavano ad aspettarli cave di argilla, situazione che sancì l’inizio di un un altro periodo della ceramica a Squillace.
Ma è grazie ai bizantini che si diede inizio all’arte della ceramica graffita, che permetteva di rendere più artistici i lavori realizzati. La pratica continuò anche negli anni del Rinascimento barocco, periodo in cui era molto usata la tessitura della seta. Proprio da quest’ultima i ceramisti iniziarono a prendere spunto per realizzare sui propri oggetti animali e forme artistiche più elaborate.  
A trasmettere la passione e l’arte della lavorazione della ceramica ad Agazio fu suo padre, titolare in una delle botteghe più prestigiose di Squillace, che ha continuato a lavorare all’argilla fino al suo ultimo giorno.
Presa in mano l’arte da suo padre, l’intento di Agazio è quello di valorizzare questo mestiere, che una volta passava di mano in mano, proprio come accaduto a lui e suo fratello.
Nella loro bottega non si occupano solo di piccoli oggetti, ma anche di realizzare decorazioni per le piazze e le città.
La lavorazione è fatta a mano, realizzata sul tornio che pian piano da forma all’oggetto, che sarà fatto essiccare e sarà infornato.
Agazio nella sua bottega lascia anche a disposizione il Libro del Turista, dove tutti possono lasciare un pensiero, per poi poterlo ritrovare ancora lì e rileggersi dopo tempo, mentre lui lavora l’argilla.

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