Convegno di studi a Squillace, con la partecipazione di storici e archeologi, sul tema delle produzioni ceramiche calabresi post-medievali, organizzato dal Centro Studi Esperide con il supporto della Regione Calabria. I saluti istituzionali sono stati portati dall’assessore comunale al turismo Franco Caccia, il quale ha evidenziato l’impegno delle varie amministrazioni comunali nel settore della ceramica locale, dalla costituzione dell’istituto d’arte, ora liceo artistico, fino all’ottenimento del marchio doc e alla partecipazione all’associazione nazionale Città della ceramica (Squillace è l’unico comune calabrese presente).
«L’età media degli artigiani squillacesi – ha sottolineato Caccia – è alquanto alta, per cui il nostro impegno va nella direzione di promuovere la lavorazione della ceramica artistica e di sostenerla il più possibile». È stato presentato anche il nuovo statuto del Centro studi per la storia della ceramica nell’Italia meridionale, dedicato a Guido Donatone, storico dell’arte e studioso della ceramica, scomparso due anni fa; il Centro ha come scopo principale la ricerca scientifica nell’ambito della storia della ceramica con particolare riguardo alla cultura dell’Italia meridionale e delle isole.
Alla lettura di un telegramma di saluti di Lucio Rubano, vicepresidente dell’associazione nazionale Città della ceramica, è seguita la serie di relazioni caratterizzate da interessanti contenuti scientifici sulla produzione dei maestri “fajenzari” (artigiani della maiolica, la ceramica smaltata) del Settecento che ebbe esiti sfolgoranti, come sottolineato da Monica De Marco, curatrice della mostra del museo delle ceramiche di Calabria, la quale si è poi soffermata sui maestri squillacesi.
La ceramica calabrese e le arti sorelle è stato l’argomento su cui ha parlato Mario Panarello, curatore del convegno, presidente del Centro studi Esperide e direttore del museo delle ceramiche. Panarello ha analizzato, in particolare, gli aspetti iconografici dei manufatti, a cominciare dal piatto, un tempo nel museo di Catanzaro, datato 1654 e recante il nome Sqllci (Squillace ) e ora andato perduto.
Anna Maria Cucci, storica dell’arte ed ex docente, si è soffermata sulle ultime battute dell’antica fornace Commodaro di Squillace; mentre lo studioso Renato Ruotolo ha preso in esame un contratto del 1771 per impiantare una “faenzera” a Roccella.
Uno studio sulla produzione secentesca della bottega di Cropani è stato portato dall’archeologo Alfredo Ruga, condotto con i colleghi Francesco Cuteri e Giuseppe Hyeraci; mentre sui catasti onciari come fonte preziosa per la storia della ceramica del Settecento si è soffermato il professore Vincenzo Cataldo.
Al termine, i convegnisti hanno svolto una visita guidata ai laboratori artigianali dei ceramisti squillacesi.
Salvatore Taverniti – Gazzetta del Sud 10 giu 2022