Domani sarà benedetta la cappella restaurata di Sant’Agazio nella basilica cattedrale di Squillace. In occasione della festa per la traslazione delle reliquie del santo patrono, arriverà il nuovo arcivescovo di Catanzaro-Squillace mons. Claudio Maniago, insediatosi domenica scorsa.
La realizzazione del recupero, consolidamento e restauro della cappella dedicata a S. Agazio, finanziata dalla Cei, è stata proposta dall’architetta squillacese Maria Teresa Alcaro nel 2014 alle autorità arcidiocesane.
Inizialmente comprendeva l’adeguamento architettonico del presbiterio e dei transetti nella cattedrale di Squillace; poi è stato dalla stessa Alcaro esteso nel 2017, in accordo con l’arcidiocesi, anche alla cappella di S. Agazio e al risanamento delle murature dell’intero palinsesto riguardo all’umidità di risalita.
I lavori sono stati svolti dalla ditta affidataria “RoGu di Roberto Guzzo”, di Catanzaro, e dalla ditta esecutrice “Restauri Giuseppe Mantella”, di Isca sullo Jonio. L’obiettivo fondamentale di tutto il processo edilizio è stato sin dall’inizio quello di fissare una sorta di linee guida per tutti gli interventi a seguire che potranno essere realizzati sul ricco patrimonio storico-artistico presente sul territorio.
I lavori hanno avuto inizio nel dicembre 2020. Il processo edilizio si è articolato in quattro fasi: ricerca storica dell’intero palinsesto; conoscenza del manufatto architettonico, rilievo dello stato di danno, dei dissesti e del degrado; individuazione e verifica degli interventi risolutivi-progettazione; realizzazione dell’opera.
Come spiegato dalla Alcaro, la fase più importante, oltre alla ricerca storica, è stata l’esecuzione di un approfondito rilievo circa lo stato di conservazione della cappella. Si è costatato che sia la cappella di S. Agazio sia l’intero palinsesto versavano in un grave stato di degrado pressoché diffuso.
Il problema più grave riscontrato era la presenza di umidità di risalita. Si è, quindi, proceduto con il consolidamento attraverso operazioni preliminari al consolidamento e alla pulitura; operazioni di consolidamento, di disinfestazione e pulitura; rimozione elementi non idonei; operazioni di reintegrazione e protezione superficiale; rifacimenti e finiture. L’ultima fase è stata quella delle finiture sia murarie sia dell’apparato artistico-decorativo.
La fase finale della lavorazione, invece, ha riguardato l’ altare e il fastigio marmoreo, di stile neo-classico, che ritrova ora parte della sua bellezza originaria.
Salvatore Taverniti (Gazzetta del Sud, 15 gen 2022)