«Sono di padre basilisco e di madre romana, ma mi sento più del Sud. Mi sento a casa mia». Parlava così Lina Wertmuller, la grande regista scomparsa giovedì scorso, partecipando nel dicembre del 2011, a Squillace, all’evento su “Identità meridionale fra tradizione e modernità”, un dibattito organizzato dal Comune di Squillace, con il patrocinio dell’assessorato regionale alla Cultura e la collaborazione dell’associazione Athena Skylletria e dell’Istituto di studi su Cassiodoro.
La Wertmuller aveva origini lucane, essendo suo padre originario della provincia di Potenza. All’incontro squillacese parteciparono, oltre alla grande regista, i giornalisti Marcello Veneziani e Francesco Brancatella, lo storico soveratese Ulderico Nisticò ed altri.
A Lina Wertmuller, tra i più grandi cineasti di tutti i tempi, venne consegnato il premio alla carriera “Il Viaggio”. La regista ebbe parole di grande apprezzamento per la città di Squillace e per il Sud in genere. «L’Italia è un paese straordinario – sottolineò – ho viaggiato molto, ho visto tanti posti.
La Calabria è una terra speciale e noi dobbiamo essere molto orgogliosi del Sud». Il dibattito con la regista si sviluppò dopo la proiezione del reportage “Ritorno nel paese dei basilischi”, realizzato con la Wertmuller, su Minervino Murge, un paese emblematico di tutte le realtà del meridione. E al termine venne proiettato anche il suo primo film “I basilischi”, diretto nel 1963, un’amara narrazione della vita di alcuni poveri amici del Sud.
E quando lo storico Nisticò accompagnò gli ospiti in una visita animata al castello di Squillace, la grande regista rimase estasiata davanti alla bellezza dei luoghi e del suggestivo centro storico, complimentandosi con il sindaco dell’epoca Guido Rhodio e con l’amministrazione locale.
Salvatore Taverniti (Gazzetta del Sud, 11 dic 2021)