È stato un incontro apprezzato e molto seguito quello che si è tenuto a Squillace, lunedì sera, con il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, nell’ambito della rassegna letteraria in corso al castello normanno.
L’occasione è stata la presentazione del libro “Non chiamateli eroi” che Gratteri ha scritto con Antonio Nicaso, a 30 anni dalla morte di Falcone e Borsellino: una raccolta di storie e personaggi per raccontare ai ragazzi il loro coraggio e per continuare a lottare contro le mafie nel loro nome. Un libro, ha affermato il giornalista Pietro Melia, che con i colleghi Carmela Commodaro e Domenico Marcella, ha intervistato il procuratore, dovrebbe essere adottato nelle scuole. Poi le domande sugli argomenti più attuali. «Non ho ritirato la domanda per la Procura di Milano – ha puntualizzato Gratteri – semplicemente perché non l’ho presentata.
So solo che devo lasciare la Procura di Catanzaro entro tre anni: dovrò trovare un’altra collocazione, ma per ora voglio restare a Catanzaro dove c’è ancora molto da fare». Sulla riforma della giustizia, Gratteri ha detto che questo genere di riforme si fanno sempre nei Governi di larghe intese e la posta in gioco per la sicurezza è molto alta. «Gli effetti – ha rimarcato – saranno devastanti».
Sulle villette di Caminia ha specificato che «andavano demolite semplicemente perché costruite su terreno demaniale: perché non era stato fatto finora non chiedetelo a me». Quindi, l’attività della Procura di Catanzaro. «Dall’atto del mio insediamento, a maggio 2016 – ha affermato – ho voluto eliminare i processi spezzatino e concentrarli in un’unica sede. C’era un arretrato di 18 anni. Abbiamo messo ordine, con collaboratori e investigatori eccezionali. Il giorno incontro tante persone che vogliono parlare con me e alla fine della serata escono fuori un paio di denunce significative». Sull’antimafia ha insistito che chi va a predicare in giro deve essere credibile.
«Io – ha sottolineato – vado nelle scuole a parlare con i ragazzi, spiegando che delinquere non conviene». In merito alla polemica sulle mamme che si atteggiamento a teenager, Gratteri ha detto di non essere né maschilista né femminista: «il genitore spesso sta più attento a se stesso, mentre i figli crescono con internet e la baby sitter».
Una critica anche a quel genere cinematografico che mette in risalto la violenza e il male. Inevitabile la domanda sulle mafie, che «esistono – ha detto il procuratore – perché si relazionano con la società. Non sono un corpo estraneo, interagiscono da sempre con la classe dirigente e l’aristocrazia.
La mafia comincerà ad avere meno potere quando chi ci amministra smetterà di considerare il capo locale come collettore di voti». Infine, le domande del pubblico. Tra queste, quella sulle voci secondo cui il latitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro sia nascosto in Calabria. «Ho sentito pure io – ha concluso Gratteri – questa barzelletta. Posso dire solo che in questo momento il posto meno sicuro per un latitante è il distretto di Catanzaro».
Salvatore Taverniti (Gazzetta del Sud, 18 agosto 2021)