L’arcivescovo Bertolone: assetato di Dio, ci insegna a non avere paura dei saperi del proprio tempo, ma a servirsene per la conoscenza di Cristo
Si conclude l’inchiesta diocesana della causa equipollente di beatificazione del servo di Dio Flavio Aurelio Magno Cassiodoro.
Lo annuncia l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone, che domani alle 11 nella Basilica minore di Santa Maria Assunta a Squillace presiederà la sessione di chiusura dell’iter avviato a gennaio dello scorso anno con una solenne cerimonia nell’archivio storico diocesano, sempre a Squillace, dove Cassiodoro nacque e morì.
«Il servo di Dio Cassiodoro, assetato di Dio, innamorato del mistero del Cristo incarnato, alla scuola dello Spirito Santo – sottolinea Bertolone – dopo un’intensa carriera politica, scelse di fare esperienza di Cristo mediante la meditazione assidua della Sacra Scrittura. Insegnando, poi, a non avere paura della cultura del proprio tempo, ma a servirsene per la conoscenza di Cristo, gettò lo sguardo sulla vita e sul legame del credente con il mondo, al quale occorre portare il lieto annuncio di salvezza.
Aveva intuito che la morale non è sufficiente a salvare l’uomo, se la stessa non scaturisce dalla più alta esperienza di Cristo: la morale si fonda sull’esperienza amorosa di Cristo, la cui profondità è misurata dal dono offertoci di contemplare l’insondabile mistero divino».
«Cassiodoro il grande si avvia verso il riconoscimento della sua santità. Grazie a quanti se ne sono interessati e si sono impegnati, cominciando dall’arcivescovo Bertolone, e dagli arcivescovi defunti Cantisani e Ciliberti», commenta il fondatore e presidente onorario dell’Istituto Cassiodoro, Guido Rhodio. Secondo i rappresentanti dell’Istituto, l’inchiesta canonica «si basa su autorevoli pronunciamenti, come quelli dei recenti pontefici Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e di una bibliografia divenuta sterminata proprio in questi ultimi decenni e per le iniziative ammirevoli di tanti soggetti culturali e istituzionali, che supera vistosamente quella dei quindici secoli precedenti».
DA SAPERE Non serve un miracolo, solo il culto diffuso
Non ci sarà bisogno di un miracolo per proclamare beato Cassiodoro. Infatti l’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace ha scelto di procedere «per equipollenza». È una via prevista dalla Chiesa ed è applicata ai casi sia di beatificazione sia di canonizzazione. Si tratta di una procedura mediante la quale il Papa, dopo le dovute verifiche, approva un culto esistente da tempo, senza attendere il riconoscimento di un miracolo per l’intercessione del futuro beato o santo.
Si distingue dalle beatificazioni e canonizzazioni formali, per le quali la Chiesa prevede un regolare processo e il rispettivo miracolo.
Una volta chiusa la fase diocesana del processo, tutto il materiale viene consegnato a Roma alla Congregazione delle cause dei santi che, tramite un suo relatore, guiderà il postulatore nella preparazione della Positio, cioè del volume che sintetizza le prove raccolte in diocesi; è la cosiddetta fase romana del processo.
La Positio deve dimostrare con sicurezza la vita, le virtù e la relativa fama del servo di Dio. Viene studiata da un gruppo di teologi e, nel caso di una “causa storica” (quella che riguarda un candidato vissuto molto tempo prima e per il quale non vi siano testimoni oculari), anche da una commissione di storici.
Avvenire.it -Domenico Marino, mercoledì 21 luglio 2021