Non ce l’ha fatta lo splendido esemplare di lupo italico rimasto intrappolato in un terreno scosceso, a Squillace. L’animale selvatico era rimasto accalappiato in una trappola che si trovava in località “Osservanza-Murgiti”, costituita da un laccio d’acciaio a cappio, probabilmente utilizzata per la cattura illecita dei cinghiali.
A fare la segnalazione al 1515 un cittadino che abita nelle vicinanze. Sul posto sono intervenuti il brigadiere Tassone e l’appuntato Allegro dei carabinieri forestali di Davoli, che hanno eseguito gli ordini del comandante regionale colonnello Borrelli.
Sono stati allertati anche il servizio veterinario dell’Asp, i vigili del fuoco, il coordinatore del gruppo guardie del WWF Feudale, Rotella del Cras (centro recupero animali selvatici) e le zoologhe Fava e Provenzano.
Nonostante tutti i tentativi di soccorso non si è riusciti a salvare l’animale è rimasto soffocato dal laccio d’acciaio. La trappola, illegale, era stata collocata da ignoti in un campo tra due terreni di proprietà. Non è la prima volta che sul territorio di Squillace vengono avvistati i lupi, che si allontanano dal loro habitat naturale alla ricerca di cibo.
«A soli tre giorni dal sequestro e la liberazione di oltre mille piccoli uccelli protetti catturati illegalmente nel reggino, un altro gravissimo episodio mette nuovamente in luce lo stato di diffusa e radicata illegalità nei confronti della fauna calabrese».
E’ quanto scrive in una nota il WWF Calabria. «Ogni anno, secondo le statistiche degli studiosi – prosegue il WWF – centinaia di lupi, che dovrebbero essere particolarmente protetti, vengono invece uccisi a fucilate, avvelenati o catturati con lacci e trappole.
L’uso di lacci di acciaio per la cattura di animali risulta purtroppo una pratica estremamente diffusa sul territorio calabrese, come testimoniano i diversi rinvenimenti di poveri animali straziati dalla morsa e poi lasciati a imputridire, dai cinghiali alle volpi, dai tassi, ai lupi e agli stessi cani di privati cittadini.
Una strage crudele e silenziosa che deve essere contrastata sia per il danno ecologico procurato, che per le atroci sofferenze inferte a poveri animali che in certi casi arrivano a mutilarsi di una zampa pur di liberarsi dalla stretta di acciaio.
Una barbarie vietata dalla legge, ma che, per essere estirpata, necessita di una drastica operazione di contrasto da parte delle forze dell’ordine. Il WWF della Calabria auspica a proposito che vengano condotte le indagini più approfondite per individuare e punire i responsabili di questo ennesimo e intollerabile attentato alla natura».
Salvatore Taverniti (Gazzetta del Sud, 5 feb 2021)