L’interesse di Italia Nostra verso i monumenti antichi di Squillace è noto. Di recente una delegazione dell’associazione di salvaguardia dei beni culturali, artistici e naturali ha visitato il centro storico della città.
L’impegno di Italia Nostra ora prosegue con la segnalazione del complesso di Santa Chiara alla “lista rossa” dei beni del patrimonio artistico italiano da tutelare. La campagna nazionale della “lista rossa”, infatti, è lo strumento attraverso cui il sodalizio raccoglie segnalazioni di beni bisognosi di tutela. Quello di Santa Chiara, situato nel centro storico di Squillace, nei pressi della basilica cattedrale, è un complesso monastico di pregio la cui costruzione risale alla fine del ‘500, composto da edifici conventuali e relativa chiesa. Il bene attualmente non è accessibile ed i primi lavori di restauro, terminati nel 2010 e mirati alla conservazione e al consolidamento delle strutture di tutti gli edifici, sono stati interrotti per esaurimento fondi. Il complesso monasteriale ebbe un ruolo fondamentale per la crescita urbana della città e della diocesi di Squillace.
Nel corso dei secoli si articolò in diversi corpi edilizi e fu punto di riferimento tanto che meritò il nome delle “Minniti”, in quanto in esso numerose erano le converse appartenenti a quella famiglia. La segnalazione per la “lista rossa” arriva dalla sezione di Catanzaro di Italia Nostra. L’area che un tempo ospitava la chiesa di Santa Chiara, di cui oggi restano i ruderi, occupa una superficie di oltre 500 metri quadri su pianta rettangolare.
Il lato sud-est, tutte le volte e gli archi del livello superiore sono completamente distrutti. Resta ancora abbastanza definita la facciata principale, la torre campanaria e i muri perimetrali del primo livello sul lato nord, nord-ovest con gli archi che sostengono il primo ballatoio.
La superficie reale del bene, occupata dai ruderi e dall’edificio conventuale, si può delimitare ad un’area di circa mille metri quadri. Il corpo del monastero si sviluppa su quattro livelli di cui uno quasi completamente interrato.
Secondo Italia Nostra, per evitare che l’edificio cada nuovamente in abbandono e si vanifichino le risorse già impiegate occorre che si stimolino tutti gli organi competenti al fine di intercettare nuove risorse, quali ad esempio quelle messe in campo per i borghi, per il completamento dei lavori e la restituzione dello stesso alla comunità. «Il recupero definitivo di questo complesso – sottolinea l’associazione – completerebbe e valorizzerebbe un contesto già di grande valore artistico, culturale e turistico, raro in una regione che ha visto gran parte del suo patrimonio artistico distrutto dai terremoti».
Salvatore Taverniti (Gazzetta del Sud)