Anche il circolo del Partito Democratico di Squillace prende posizione contro la locale amministrazione civica, sostenendo che in giro si fa un gran parlare sullo stato di abbandono sociale, politico e amministrativo della città. «Tutti lo sanno – si legge in una nota – ma solo i componenti della maggioranza non se ne sono accorti.
Ci torna in mente quel personaggio cinematografico che sosteneva di essere un ricco industriale e che raccontava di affari strabilianti mentre aveva le suole delle scarpe tristemente bucate. Al pari di tale personaggio, i nostri amministratori si sforzano di dare una immagine di grande efficienza e si pavoneggiano in video autocelebrativi, ma appaiono nella loro assoluta inadeguatezza».
Secondo i dem squillacesi, persino per la distribuzione degli aiuti alimentari durante il lockdown l’amministrazione ha dovuto rifare tre volte un banale avviso pubblico. «Gli amministratori – aggiungono – si sono esibiti, in vista del bilancio, in una serie di mancate pubblicazioni all’albo pretorio, risuscitandolo addirittura nella sua dimensione fisica in piena pandemia con gli uffici chiusi.
Hanno convocato, sempre in piena pandemia, un consiglio comunale con un pubblico composto massimo da cinque persone, mentre nessuna sanificazione degli uffici è stata posta in essere, senza nemmeno prendere in considerazione una diretta video come hanno fatto ovunque, forse per il timore di apparire in tutta la loro inconsistenza».
Critiche il Pd locale rivolge anche in merito alla costituzione della “task force“, che è un commissariamento di fatto della giunta municipale e che, già alla prima uscita pubblica, non è riuscita a prevedere la sospensione di alcuni tributi comunali per le attività commerciali che l’avevano richiesta. «Hanno individuato una “app“ – rincara il Pd – per la gestione delle spiagge che, nei fatti, non esiste ma che sappiamo unicamente costare poco, mentre la spiaggia libera ancora è da pulire.
Hanno calpestato il regolamento del consiglio comunale in merito alla surroga di un consigliere comunale, frustrando le aspettative degli aspiranti alla poltrona di consigliere.
Sono riusciti ad incartarsi da soli su una pratica che poteva essere risolta in cinque minuti (sulla cessione in proprietà delle aree comprese nei piani di edilizia economica e popolare convenzionata), con una semplice astensione per palese conflitto d’interesse, che si è dovuta, tra l’altro, rimandare ad una ipotetica seconda convocazione, non riportata nella prima, a causa dell’assenza di quasi tutti i consiglieri comunali, compreso il presidente del consiglio che la seduta stessa ha convocato».
Salvatore Taverniti (Gazzetta del Sud)