Aprirà sicuramente un dibattito interessante in diverse sedi la notizia della presenza nella valle di Squillace di una importante traccia di frequentazioni “prenuragiche” e, quindi, “protoantropiche”, come dimostrerebbe il ritrovamento di “betili” Betilo si chiamava la pietra sacra che si supponeva animata di vita divina) ampiamente documentato dal ricercatore amatoriale Francesco Samà, appassionato di archeologia, che insieme ad alcuni amici non si rassegna a raccontare solo superficialmente la storia e la vicenda dei popoli che nei millenni si insediarono intorno alla Skylletion preellenica e dei centri ad essa aggregati.
La notizia ipotizzata in precedenza, viene ora documentata con reperti (sarebbero due i betili individuati) che andrebbero immediatamente studiati, protetti e tutelati dalle istituzioni di competenza, per come peraltro riferito allo stesso Samà da Guido Rhodio, conoscitore di storia locale e già presidente della Regione.
«C’è – afferma Rhodio, commentando la scoperta dei monoliti – l’autorevole testimonianza di Aristotele, che nella “Politica” parlava della presenza degli Italioti intorno a Skylletion.
Ricordo, inoltre, l’iniziativa che in tal senso conobbe l’impegno di diversi intellettuali, i quali, circa 40 anni fa, trasferirono i dati di loro conoscenza in un convegno promosso dal “Centro culturale del folklore” e dall’Archeoclub di Squillace sul tema “Testimonianze protoantropiche nella valle di Squillace” nel quadro dell’operazione conoscenza promossa da Archeoclub d’Italia».
Rhodio ricorda che il tema registrò la relazione dell’avvocato Mario Tolone Azzariti, il quale per la prima volta comunicò e illustrò i dati di una sua interessante ricerca sulle importanti tracce preistoriche esistenti nella valle di Squillace e nei pressi di Girifalco. A tale incontro fecero seguito mirate iniziative sia presso la Soprintendenza archeologica che nel consiglio regionale della Calabria, con interrogazioni e solleciti.
Su alcuni poggi quasi contermini all’area visitata da Samà, inoltre, ultimamente vi è stato il ritrovamento di monete bruzie da parte di un giovane esploratore locale. Circa la sussistenza di figure gigantesche nella zona occorre ricordare le enormi statue di Skylletion-Scolacium, segnalate in passato dall’archeologo Roberto Spadea e dallo stesso Rhodio, il quale scrisse in proposito, nei primi anni Ottanta, una lettera al ministro dei beni culturali dell’epoca.
L’augurio è che sulle importanti circostanze ora sopravvenute non mancheranno gli approfondimenti, l’interessamento e le tutele della competente Soprintendenza e dello stesso Comune di Squillace.
Salvatore Taverniti (Gazzetta del Sud)