Nella giornata del ricordo delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, ci sarebbe stata qualche dimenticanza nel commemorare l’evento.
Almeno nella scuola media di Squillace Lido, secondo quanto denunciato da un genitore e rappresentante di classe del luogo.
Al termine delle lezioni, infatti, dopo avere constatato la mancata commemorazione della “Giornata del ricordo” in memoria delle decine di migliaia di italiani uccisi nelle fosse carsiche, Alessandro Mauro, genitore di un alunno della prima B della scuola secondaria di primo grado di Squillace Lido, ha scritto alla dirigente scolastica, esprimendo disappunto e meraviglia.
«La giornata del 10 febbraio – ha aggiunto Mauro nel messaggio alla preside Grazia Parentela – è stata istituita per legge, esattamente come il 27 gennaio per la giornata del ricordo per le vittime della Shoah.
Mi risulta che oggi, 10 febbraio, il ricordo delle foibe è stato dimenticato». Al genitore, in pratica, non va giù la disparità di trattamento tra la giornata della memoria della Shoah e quella del ricordo delle foibe, auspicando invece che a scuola si studino e si approfondiscano allo stesso modo entrambi gli eventi.
Mauro ritiene la cosa grave e diseducativa ed ha chiesto alla dirigente della scuola «di riparare alla “dimenticanza” con una lezione ad hoc sulla tragedia degli italiani giuliani e dalmati», ponendosi in attesa di «una sua determinazione, certo della sua sensibilità e imparzialità».
Il tema della “Giornata del ricordo” è stato trattato con vigore anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha definito quella delle foibe «una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono, per superficialità o per calcolo, il dovuto rilievo».
«Esistono – ha sottolineato il Capo dello Stato – ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante.
Oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi».
Salvatore Taverniti (Gazzetta del Sud)