Negli occhi e nella mente ha ancora impressa quella scena orribile. Un amico ucciso davanti a lui in un centro di detenzione in Libia.
Étienne Marcel Dramou purtroppo ricorda e trema quando racconta questo e altri episodi vissuti in uno dei centri di detenzione in Libia, prima di giungere in Italia. Ci ha messo tanto tempo per arrivare da noi dalla Guinea. È giunto da minore non accompagnato e da pochi giorni ha compiuto 18 anni. Ora è ospite nel centro d’accoglienza “Catanzaro Minori” di Squillace, gestito dalla Fondazione “Città Solidale Onlus”. Dalla Repubblica di Guinea è andato via da solo a 14 anni, lasciando la famiglia, dopo che il sacerdote africano che se l’era cresciuto è morto.
A sua mamma disse che sarebbe andato via, in un Paese vicino, per trovare lavoro; invece, la sua intenzione era quella di giungere in Europa. Ed allora ha attraversato il Mali e l’Algeria, percorrendo migliaia di chilometri anche nel deserto, fino a giungere in Libia, dove, si sa, ci sono i centri di detenzione, in cui i migranti subiscono ogni tipo di trattamento inumano e degradante. Qui l’esperienza per Étienne è traumatica. «Ci trattavano come bestie – racconta – ci torturavano. Se avevamo dei soldi con noi dovevamo consegnarli ai nostri aguzzini. Io non ne avevo, il ragazzo che era vicino a me, sì. Ma ha negato di averne, poi glieli hanno trovati e lo hanno ucciso. Io sono stato spesso picchiato senza motivo». Étienne è riuscito, comunque, a lavorare per comprare il viaggio della speranza: quello sostenuto a bordo di un barcone, con il quale ha raggiunto la Sicilia. Prima è stato ospite in un centro d’accoglienza a Ragusa, poi ad Agrigento. Nel novembre 2018 è stato trasferito a Squillace, dove vive tuttora e dove la comunità lo ha accolto come un fratello.
«Qui – sottolinea –ho trovato una famiglia, mi vogliono tutti bene. Sono convinto che Dio mi ha sempre protetto». Ed è proprio al servizio di Dio e della Chiesa che Étienne vuole porsi.
Ora frequenta la scuola per conseguire la licenza media e un corso di formazione per “operatore amministrativo-segretariale”; apprezzata da tutti è stata la sua recente esperienza al complesso monumentale del San Giovanni, a Catanzaro, dove ha fatto da guida ai visitatori alla scoperta della mostra sul Bernini.
Ma la sua intenzione è di diventare sacerdote. Nei giorni scorsi ha ricevuto il sacramento del battesimo e della cresima, nella cattedrale di Squillace, scegliendo come madrina Eleonora Pietropaolo, una signora del luogo, che lui chiama “sorellina”. Con un altro sogno nel cassetto: tornare un giorno in Guinea per riabbracciare la sua famiglia.
Salvatore Taverniti (Gazzetta del Sud)