Le vicissitudini di un emigrato raccontate senza peli sulla lingua. Una specie di autobiografia, legata ad emozioni e ricordi, che racconta non una sola vita, ma ciò che ogni emigrato calabrese ha toccato con mano.
“Un gamin de Calabre” (un ragazzino calabrese) è il libro che Giuseppe Vallone, sessantenne, di Squillace, ha da poco pubblicato in lingua francese. Anche lui, come fecero i suoi genitori negli anni Sessanta, è emigrato nella Svizzera francese, stabilendosi definitivamente a Payerne.
Le pagine del suo libro, che presto sarà tradotto in italiano, rappresentano uno spaccato di vita familiare e sociale, tutte da leggere, per comprendere le gioie e i dolori di un uomo che non ha mai dimenticato la sua terra d’origine ed ha portato il suo contributo in un’altra nazione.
Tutto traspare dal racconto di Vallone, che ha avuto diversi impieghi nel campo elettrico, meccanico, nello sfruttamento di cave e di prodotti in cemento, prima di diventare direttore di un’importante impresa di materiali di costruzione.
Tutto è evidenziato nelle pagine del suo libro: la sua caparbietà, la sua rettitudine, la sua inclinazione al sacrificio e il suo spirito d’iniziativa che hanno fatto di lui un uomo esemplare; la sua vita familiare, affettuosa impronta di calore mediterraneo, che gli ha permesso di superare i periodi difficili.
E per dimenticare le tribolazioni della sua vita, Giuseppe si è dedicato al calcio con entusiasmo. La sua passione per il pallone non è stata solo fonte di gioie infinite, ma ha costituito un formidabile fattore di integrazione.
In “Un gamin de Calabre” c’è il contributo degli emigrati, in sudore e in intelligenza, al benessere dei cittadini svizzeri. Con questo libro, sostenuto dallo storico Raymond Durous e di cui il consigliere di Stato Philippe Leuba ha scritto la prefazione, Vallone sfoglia con emozione le pagine del suo destino. In tanti si riconosceranno in questo cammino di vita fatto di rose e di spine.
Salvatore Taverniti