“Clean the town” (pulire la città) non è il titolo di un film o di un disco. E’ il nome attribuito all’operazione dei carabinieri, svolta tra il 2012 e il 2013 per il contrasto al fenomeno della detenzione e dello spaccio di sostanze stupefacenti nel territorio di Squillace e nel comprensorio. Tra i presunti responsabili di tale attività illegale veniva utilizzato un linguaggio da bar per comprare, detenere e vendere sostanze stupefacenti.
Cocaina, eroina e marijuana sono le sostanze detenute illegalmente e messe in commercio, in quel periodo, tra Squillace, Vallefiorita, Borgia, Amaroni e Girifalco. Il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Vincenzo Capomolla, dopo aver chiuso le indagini nello scorso mese di febbraio su ventisei persone coinvolte nel giro di droga, ha chiesto il rinvio a giudizio per 24 di loro. Giovani, uomini e donne, che avrebbero comunicato tra loro, utilizzando nomi in codice, tra cui “caffè”, “birra”, “birretta”, per indicare il tipo di sostanza stupefacente, al fine di non essere scoperti.
La complessa attività di indagine è stata svolta dai carabinieri della stazione di Squillace, guidati dal luogotenente Antonio De Nardo, con il maresciallo Raffaele Mosca e coadiuvati dal nucleo operativo dei carabinieri di Girifalco, sotto le direttive della Compagnia.
Dall’operazione sono emerse anche responsabilità sulla commissione di reati contro il patrimonio per finanziare l’acquisto della droga. Nel corso dell’attività investigativa i militari, inoltre, hanno proceduto al sequestro di un ingente numero di piante di canapa indiana e di diverse dosi di cocaina ed eroina. L’intervento è stato svolto anche con l’ausilio di attività tecniche, oltre a riscontri sul territorio.
L’udienza preliminare davanti al Gup del Tribunale di Catanzaro, che si dovrà determinare sull’eventuale rinvio a giudizio degli indagati, riguarda tredici persone residenti a Squillace; tre residenti a Girifalco; due a Vallefiorita; due a Palermiti; una ad Amaroni; una a Montauro, mentre altre due sono rispettivamente di Guardavalle e di Catanzaro, tutte a piede libero.
Salvatore Taverniti