Nel secondo volume di ” Catanzaro. Passione e memoria” . Quei maestri di vita invisibili .
Le origini del Convitto Nazionale “Pasquale Galluppi” di Catanzaro, antico collegio dei Gesuiti e oggi scuola d’eccellenza nel panorama didattico regionale, Pasquale Vetrò le aveva già raccontate nel primo volume del libro “Passioni e Memorie”.
È nel secondo volume che, invece, si sofferma sulla figura dell’educatore, da lui stesso rappresentata tra le mura dello storico istituto scolastico cittadino.
Storia, ruolo e funzioni del personale educativo nelle istituzioni convittuali, il titolo del capitolo del libro che, ancora una volta, parte dalla storia di quello che Vetrò definisce ormai “un “personaggio”, appunto il convitto catanzarese, che racchiude un mondo di valori, di cultura, di tradizioni da difendere e da tramandare». Ma la storia la scrivono gli uomini Dirigenti, presidi, rettori, insegnanti e alunni. E, soprattutto, educatori.Proprio così. Quegli educatori veri e propri “maestri di vita” per gli alunni con i quali .trascorrono il tempo più importante, dedicato non solo allo studio, ma anche alla, crescita individuale di ciascuno di loro, e che, tuttavia, vengono spesso ignorati proprio dalle stesse istituzioni scolastiche.
Ecco perché Pasquale Vetrò, nel delineare la figura dell’educatore, ne mette in rilievo la responsabilità nei confronti degli studenti dovendoli mettere nella condizione di imparare a scegliere e a decidere, sia in relazione alla vita del gruppo di appartenenza, sia in funzione delle esigenze personali”.
Un percorso lungo e intriso di difficoltà legate all’età adolescenziale, quelle difficoltà che l’educatore ha il compito di fronteggiare con l’arma della comunicazione, “stimolando – scrive Vetrò – l’esercizio della consapevolezza delle conseguenze dei cambiamenti che gli alunni stessi dovranno saper assumere gradualmente nella vita convittuale”. Un processo educativo che bisogna saper dirigere, una sorta di “missione”, che lo stesso Vetrò, nel corso degli anni, ha saputo portare avanti con arguzia e dedizione, conquistandosi un ruolo di tutto rispetto che gli alunni di oggi e di ieri continuano a riconoscergli.
Chi più di lui, dunque, avrebbe potuto tracciare in maniera completa la figura dell’educatore di un Convitto.
Con l’augurio, espresso a fino capitolo, che “le Istituzioni convittuali possano continuare la loro faticosa opera educativa nel solco stesso tracciato ieri, oggi, fra rinnovate fatiche e fra rinnovato speranze”, tenendo conto di quanto “preziosa possa essere la nostra figura -scrive Vetrò- per la crescita non solo culturale, ma psico-affettiva degli adolescenti di cui ci occupiamo, spesso con complesse situazioni familiari allo spalle o con un disagio economico e/o sociale” Invece? “Invece – aggiunge con una punta di amarezza Vetrò – noi educatori siamo eternamente invisibili, microsconosciuti e, nell’ambito scolastico, ignorati. Ovvio che il risultato massimo si ottiene quando c’è una dirigenza collaborativa che autorizzi le attività e che investa tempo nell’ascoltare e soddisfare le esigenze del Convitto e, quando c’è, il coinvolgimento e il lavoro di squadra con i colleghi”.
Quindi, in conclusione, “affinchè l’augurio non cada nel vuoto”, Vetrò vuole ricordare ai giovani educatori “che il futuro si costruisce con la vigile presenza, con il personale intervento e con il lavoro costante di cui i loro predecessori sono stati esempio e di cui dovranno ricalcarne le orme”.
Complimenti per l’ennesimo capolavoro dell’amico e collega Pasquale!!!!!!!!!