«Non piegatevi mai, non state soli, fate rete, impegnatevi nel sociale, non rassegnatevi a nulla». E’ l’appello lanciato dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, durante la presentazione del suo ultimo libro, scritto con Antonio Nicaso, “Padrini e padroni”, svoltasi a Squillace su iniziativa dell’associazione “Amici di Simone Carabetta”.
Dopo i saluti del sindaco Pasquale Muccari, il quale ha ricordato anche la figura del giudice Scopelliti, a cui è dedicata la sala della giunta municipale di Squillace, e l’introduzione del docente universitario Carmelo Carabetta, il procuratore Gratteri ha risposto alle tante domande della giornalista Rossella Galati, del professore Stefano Carabetta e del pubblico.
Partendo dalle elezioni comunali di Reggio Calabria del 1869, annullate per mafia, Gratteri ha evidenziato che a Reggio ancora esistono luoghi intitolati a personaggi politici dell’epoca. Parlando dei milioni stanziati per la ricostruzione, dopo il terremoto del 1908, su cui misero le grinfie i mafiosi, ha fatto notare che anche nei decenni successivi il Governo «ha dato al Sud tanto pesce, ma non la canna, creando, dunque, dipendenza».
Gratteri ha poi sfatato alcuni luoghi comuni, affermando che «i calabresi è gente mite, ma rassegnata; non sono omertosi, ma non sanno con chi parlare». Per quanto riguarda il sistema giudiziario il procuratore ha affermato che c’è bisogno di serie modifiche ed ha ricordato il suo impegno nella commissione per l’elaborazione di proposte in tema di lotta alla criminalità, che, però, ancora giacciono nei cassetti ministeriali.
Gratteri ha espresso critiche anche su sanità e scuola. Prima di concludere con l’appello a non rassegnarsi, ha puntualizzato che quando la Procura assicura i malavitosi alla giustizia, «il lavoro non lo faccio solo io, ma tante altre persone che operano con me: al mio fianco ci sono magistrati e uomini delle forze dell’ordine di primo piano».
Dopo i saluti del sindaco Pasquale Muccari, il quale ha ricordato anche la figura del giudice Scopelliti, a cui è dedicata la sala della giunta municipale di Squillace, e l’introduzione del docente universitario Carmelo Carabetta, il procuratore Gratteri ha risposto alle tante domande della giornalista Rossella Galati, del professore Stefano Carabetta e del pubblico.
Partendo dalle elezioni comunali di Reggio Calabria del 1869, annullate per mafia, Gratteri ha evidenziato che a Reggio ancora esistono luoghi intitolati a personaggi politici dell’epoca. Parlando dei milioni stanziati per la ricostruzione, dopo il terremoto del 1908, su cui misero le grinfie i mafiosi, ha fatto notare che anche nei decenni successivi il Governo «ha dato al Sud tanto pesce, ma non la canna, creando, dunque, dipendenza».
Gratteri ha poi sfatato alcuni luoghi comuni, affermando che «i calabresi è gente mite, ma rassegnata; non sono omertosi, ma non sanno con chi parlare». Per quanto riguarda il sistema giudiziario il procuratore ha affermato che c’è bisogno di serie modifiche ed ha ricordato il suo impegno nella commissione per l’elaborazione di proposte in tema di lotta alla criminalità, che, però, ancora giacciono nei cassetti ministeriali.
Gratteri ha espresso critiche anche su sanità e scuola. Prima di concludere con l’appello a non rassegnarsi, ha puntualizzato che quando la Procura assicura i malavitosi alla giustizia, «il lavoro non lo faccio solo io, ma tante altre persone che operano con me: al mio fianco ci sono magistrati e uomini delle forze dell’ordine di primo piano».
Salvatore Taverniti