Sembra qualcosa di terribile e di crudele, ma è veramente da visitare la “Mostra degli strumenti di tortura tra Medioevo, inquisizione ed altro”, curata dallo studioso soveratese Giuseppe Pisano e inaugurata sabato scorso nella sala espositiva del castello di Squillace. Una mostra presente per la prima volta nel maniero squillacese: un viaggio tra gli strumenti di tortura e le iconografie antiche che riproducono il funzionamento delle varie macchine.
Il castello normanno di Squillace, che mostra sul portale lo stemma marmoreo dei famigerati Borgia, non è per nulla estraneo a tali argomenti. «All’interno di questa imponente struttura – spiega Pisano – verso la fine del ‘500 fu imprigionato per un lungo periodo Tommaso Campanella e non a caso è presente nella mostra la cosiddetta “Veglia” (o “Culla di Giuda”), strumento di tortura cui fu sottoposto il filosofo stilese per aver organizzato una congiura antispagnola in vista della proclamazione di una Repubblica calabrese.
Per quanto riguarda la sede vescovile squillacese ricordiamo che Mario Galeota, nobile napoletano perseguitato dall’Inquisizione romana era lo zio di Simone Galeota, che fu vescovo di Squillace per un lungo periodo durante la prima metà del 1500. Ricordiamo anche che sempre nel castello, dotato di prigioni e quindi della camera della tortura, furono rinvenuti due scheletri sepolti a seguito di episodio cruento.
E non si dimentichi che questo borgo, che peraltro potrebbe avere ospitato i cavalieri templari, è stato teatro di vicende misteriose ed esoteriche». La collezione esposta a Squillace comprende una serie di pezzi di valore e pregio, perfettamente funzionanti.
Tra questi, la “Vergine di ferro (o di Norimberga)” ed alcuni strumenti creati dalla santa Inquisizione per estorcere confessioni durante i processi sommari: la “veglia”, la “gogna”, lo “schiacciamani”, la “cicogna di storpiatura”, il “martirio della forchetta”, il “violone delle comari”, “la sega”, “lo spider”. Sono esposti, inoltre, la “mannaia” ed altri strumenti di mutilazione come il “cavaocchi”. «Lo scopo di questa mostra – sottolinea Pisano – è quello di voler documentare aspetti della storia dell’uomo da non dimenticare, tematiche crudeli ma purtroppo ancora attuali e su cui riflettere».
In mostra, nel castello dei Borgia a Squillace, gli strumenti di tortura del medioevo
Salvatore Taverniti