Considerazioni di fine secondo triennio – Domus Pacis
Gentilissimi soci,carissimi amici e carissime amiche,
se, dopo oltre mezzo secolo di storia dell’associazione “Domus Pacis”, quest’oggi si celebra un nuova assemblea dei soci, il merito non è solo di tutti voi, ma anche di tanti altri ora non presenti. Ancora una volta, in occasione della scadenza del mio secondo mandato, corre l’obbligo di proiettarci, in modo democratico, verso il rinnovo delle cariche sociali ed una serie di bilanci.
Porgo un particolare saluto ed i più vivi ringraziamenti a tutti coloro che ci hanno preceduto, a partire dai soci fondatori per aver creato questa meravigliosa realtà. E sin da ora vi chiedo scusa se leggo. Mi conoscete e sapete che sono solito parlare a braccio, ma l’analisi di questa sera potrebbe appassionarmi più di quanto lo sia già e non vorrei rischiare di essere prolisso. Pertanto, per un’ultima volta vi chiedo la giusta pazienza ed un pizzico di attenzione, in quanto, nelle vesti di rappresentante legale del sodalizio, devo esporvi alcune riflessioni che hanno sicuramente come punto di riferimento la nostra associazione e, di riflesso, anche alcuni tratti di vita comunitaria del passato e del presente relativi alla nostra realtà territoriale.
Come tutto ebbe inizio
Potrei cominciare, disquisendo su come tutto ebbe inizio e in tal senso credo di compiere un esercizio di onestà intellettuale se vi raccontassi che sei anni fa, nel momento in cui il dott. Luigi Massara propose a me e ad altri ragazzi di prendere in mano l’associazione, alcuni suoi coetanei, ormai quasi non più protagonisti della vita politica e sociale del nostro paese, a più riprese ci invitavano a desistere. Erano personaggi del recentissimo passato e del non sperato futuro, ma, grazie a Dio, il tempo ha aiutato non soltanto me a capire che le loro aspettative erano ben altre, così come le loro proposte ed i loro progetti rivelatisi fallimentari per la comunità e non certamente per i propri interessi.
Potrei iniziare dicendo che già da allora c’era un fondo di verità concreta in chi affermava che Squillace risultava divisa, morta e non solo. Potrei iniziare ricordando che allorché nell’età delle illusioni cominciai ad occuparmi di quest’associazione e ad impegnarmi per questo paese, compresi in prima persona che si trattava di una realtà malata. Non a caso, oggi, che siamo quasi alla fine di un’esperienza, i dati concreti emergenti dalla verità dei fatti (e della cui serietà non si dubita) certificano:
– un crescente spopolamento del borgo con tantissimi giovani costretti ad emigrare;
– un aumento delle realtà associative (oltre 50 associazioni);
– la fine del confronto e dell’unità, pur con la continua ricerca dell’unione occasionale, sempre più spesso strumentale a ben altri fini, tuttavia, talvolta addirittura occulti.
Il percorso dei primi anni
Inizierò con il dire che, nonostante ciò, l’entusiasmo, la voglia di rinascita della comunità, la capacità di coinvolgimento ed il forte bisogno di fare gruppo sono stati gli ingredienti più virtuosi su cui abbiamo puntato con decisione per trasformare la “Domus Pacis” in un vero e proprio punto di riferimento e di aggregazione, ma anche per cercare di ricoprire con dignità e decoro gli spazi ed i ruoli riconosciutici dallo statuto di questo sodalizio per il tramite dell’assemblea dei soci.
Oggi la possibilità di ripercorrere le principali tappe del recente passato mi permette di ricordare ogni persona, ogni gesto, ogni cosa che sono riusciti a riempire di contenuto e di senso questi ultimi sei anni. Credetemi, vorrei ricordare ogni singolo attimo trascorso insieme, ma, visto che il tempo incalza e considerato che potrete rivedere tutte le iniziative realizzate sul nostro canale “youtube”, offro solamente qualche dato al fine di riassumere i punti salienti del nostro impegno:- innanzitutto, sono state realizzate un totale di oltre sessanta iniziative (attività culturali ed educative, gite turistiche istruttive, scambi culturali, cicli di conferenze su argomenti letterari, storici, sociali ed economici, manifestazioni artistiche e folkloristiche, attività e manifestazioni spirituali con particolare riferimento agli studi storici sulla Calabria e su Squillace, accoglienza di scrittori e studiosi che si sono interessati agli scopi dell’associazione). Tutto ciò rappresenta almeno il 95% del nostro oggetto sociale.
– abbiamo garantito un costante coinvolgimento intergenerazionale con la partecipazione attiva di gran parte della cittadinanza (anziani, adulti, famiglie, giovani e bambini).
– si è registrata un’apertura alle diversità e senza fare alcuna discriminazione di natura sessuale, territoriale o religiosa (come previsto dall’art. 3 dello Statuto).
– abbiamo instaurato una serie di relazioni con associazioni ed istituzioni locali, provinciali, regionali e nazionali.
Assenza di solidarietà e mancanza di unità
Rispetto a quest’ultimo punto, abbiamo rilevato che alcune realtà istituzionali o associative, professando solo a parole la necessità di lavorare in sinergia a favore del nostro territorio, per motivi ancora oggi sconosciuti e mai chiariti hanno deciso di stilare programmi e locandine senza neanche interpellarci e coinvolgerci. Credo che basti pensare ad alcune delle poche iniziative registrate in quest’ultimo anno e verso le quali alcune persone, appartenenti ad altri sodalizi e presenti alle riunioni, hanno rimarcato con stupore l’assenza della “Domus Pacis” ritenendo persino ingiustificabile il mancato avviso. È strano, ma si è trattato delle stesse realtà che per il tramite dei propri rappresentanti ci fermavano per strada o venivano in sede per chiedere contributi economici, aiuti e collaborazioni sotto molteplici punti di vista e a cui non abbiamo mai chiuso le porte in faccia…
Pur avendo sempre indirizzato il proprio operato al progresso della comunità, la “Domus Pacis” poche volte ha riscontrato momenti di vera unità sociale e spirituale. Il che va detto con profondo rammarico.
I pericoli che corre Squillace
Non possiamo nasconderci! Squillace corre un pericolo grave perché soggetta da ormai troppi anni al messaggio che tutto, ma proprio tutto, non funziona. Certo, qualcosa di vero e fondato c’è in questo messaggio, in quanto avremmo bisogno di una democrazia molto più concreta e partecipata, meno sguaiata e priva di invettive. Ma, per dirla tutta, avremmo bisogno anche di più giustizia sociale e, soprattutto, di più ragionevolezza che, per come ho imparato da una persona molto più autorevole del sottoscritto, non è una merce che si compra né in farmacia, né nei grandi magazzini.
Nonostante si registri una progressiva eclissi della responsabilità umana e la quasi totale mancanza di etica, è stato un nostro preciso dovere lottare giorno per giorno per la ricerca della vera unità e della solidarietà, le uniche armi con cui crediamo che sia possibile ricomporre i conflitti sociali e risolvere, nel valore della comunità, i problemi che hanno generato l’egoismo, il particolarismo, l’individualismo esasperato, spesso e volentieri il trionfo dell’interesse privato. Dobbiamo ricordare a tutti che soltanto la mancata condivisione di principi assoluti ha determinato una crisi ancora più profonda rispetto alle altre vissute in passato.
Cosa è cambiato e cosa si è conservato
È innegabile che si sono modificate le abitudini, che il progresso civile ed economico ha cambiato gradualmente e radicalmente il mondo dell’associazionismo rispetto alle nobili impostazioni originarie, etc. Ma, come sostiene una delle menti più raffinate del nostro paese (di cui preferisco non citare il nome per via del profondo rispetto che mi lega e soprattutto per non esporlo alla gogna pubblica), lo sviluppo di innumerevoli realtà associative di varia matrice, spesso con connotazioni corporative, pseudoculturali, se non addirittura a carattere familiare, di copertura, e di durata molto breve, hanno determinato la frantumazione dell’autentico e spontaneo spirito associativo generando microrealtà non sempre nobili negli scopi ed assai opinabili per gli effetti devastanti delle moderne “ghettizzazioni”.
La nostra “Domus Pacis”, malgrado i suoi cinquantasei anni di vita, resiste comunque alle intemperie delle rivoluzioni sociali e culturali, ma anche alle sfide dei tempi nuovi, per fortuna in salute e riuscendo a trovare giovani pronti a mantenere sempre accesa la fiaccola del vero associazionismo. Al contrario di qualcun’altra realtà associativa, la nostra non è mai stata caratterizzata da un’eterogenesi di fini. Lo dimostra il fatto che, a differenza di effimere formazioni partorite con estremo entusiasmo anche nel recente passato, la “Domus Pacis” ha tuttavia continuato a vivere proiettandosi con serenità d’animo verso le naturali scadenze previste dallo statuto e confermando la stragrande maggioranza di quelle stesse persone che avevano iniziato il percorso, nonché di quelle altre che si sono inserite in corso d’opera. La coerenza e la trasparenza nei comportamenti e nella gestione economica non sono state un “optional”, ma i pilastri su cui abbiamo poggiato le nostre vite e quella dell’associazione che abbiamo ereditato.
Una questione di linguaggio e di credibilità
Nell’attesa di una nuova “epifania dei valori” non è lecito praticare l’ipocrisia dei valori. Il confronto, un tempo nobile e produttivo (poiché capace di accelerare il ragionamento), soprattutto in una piccola e storica realtà come Squillace, non può continuare ad avere una ridotta dimensione virtuale, ormai scadente, sguaiata ed inconcludente. È squallido constatare che questo bellissimo paese sia ancora covo di veleni e risentimenti, emozioni non facili da gestire e da placare specie in un momento storico così difficile come quello che stiamo vivendo. Ma senza alcun timore di essere smentito, basta accedere ad “internet” per rendersi conto del linguaggio utilizzato nelle discussioni che non hanno quasi mai la forma di un confronto costruttivo ed in cui arruffati arruffapopolo, pur ricevendo un limitatissimo consenso per via della propria storia personale e di vita comunitaria, dopo aver inaugurato il passaggio dal ridicolo al comico, gioca a strumentalizzare ogni cosa e condisce frasi con ingiurie, parole non degne ed irripetibili.
Ricordiamoci che, in ogni comunità, ogni fase storica che verrà non è altro che la figlia minore di quella che l’ha preceduta. E se abbiamo la possibilità di uscire da un tunnel e di credere in un ritorno al futuro di questo paese, mi domando e vi domando perché mai qualcuno vuol condurci in un labirinto? Il pericolo della tragedia appare evidente…
Il ruolo delle associazioni
Ecco, in tutto questo le associazioni possono avere un ruolo profondamente importante e fortemente rivoluzionario, visto che rappresentano il corollario della partecipazione alla vita pubblica. Noi abbiamo vissuto ad occhi spalancati il sogno di una “Domus Pacis” aperta a tutti: uomini e finalmente donne, squillacesi e forestieri, cattolici e non, perché oggi non sono più tollerabili discriminazioni e limiti oltretutto non positivizzati da nessuna parte. Questo nostro sogno si è concretizzato; l’associazione ha continuato a vivere grazie alle idee e alla partecipazione di ragazzi e ragazze provenienti da ogni dove e che hanno deciso di sposare i principi di questo sodalizio, il nostro linguaggio, ma soprattutto le attività che nel corso degli anni abbiamo proposto con continuità. E credetemi, non so quante persone, sei anni fa, avrebbero scommesso su quel gruppo di giovani… ma una cosa è certa: la Bibbia, da questo punto di vista, è stata la nostra bussola poiché in uno dei suoi passi recita: “Nessuno disprezzi la tua giovane età; ma sii d’esempio ai credenti, nel parlare, nel comportamento, nell’amore, nella fede, nella purezza”.
Dunque, va dato atto e merito ai tanti giovani generosi e volenterosi che, con molto impegno e determinazione, in forte discontinuità con un periodo purtroppo molto lungo di “ordinaria sopravvivenza”, hanno saputo ridare nuova linfa e vitalità a Squillace e non solo, puntando sulla dinamicità e sulla visibilità, ma ancor di più su un recupero della speranza per il futuro di una formazione sociale al servizio del territorio e delle sue esigenze.
Il bilancio delle iniziative è stato molto cospicuo, ma anche interessante, apprezzato e coinvolgente sotto l’aspetto culturale e religioso. Oggi, tutto ciò permette di considerare la “Domus Pacis” un’autentica protagonista nel mondo dell’associazionismo che ha sempre mirato a perseguire e realizzare l’impegno statutario attraverso iniziative che, in silenzio e con umiltà, hanno messo al centro dell’attenzione comunitaria il valore della persona umana, nonché il senso del fare, del fare bene e del fare il bene.
Tributi ed impegno politico: due punti da dover chiarire per amore dell’associazione
Mi avvio alle conclusioni, ma permettetemi di fare chiarezza su altri due punti importanti.
Il primo è relativo ai tributi che questo sodalizio avrebbe dovuto pagare in passato e per i quali continuano ad arrivare ancora cartelle esattoriali da parte degli enti preposti alla riscossione. Solo Dio saprà come andrà a finire, ma il futuro Consiglio Direttivo vi terrà aggiornati anche perché, per gli anni relativi alla nostra gestione, abbiamo pagato ogni cosa. Probabilmente, un tempo si ragionava in modo diverso, cioè diritti immediati e doveri a futura memoria. Noi, anche in tal senso, abbiamo dimostrato di ribaltare completamente la situazione lottando per alcuni diritti insopprimibili e adempiendo a doveri inderogabili.
Il secondo ha natura diversa, in quanto più di qualcuno aveva pronosticato con convinzione e per diversi mesi un mio impegno in politica nelle ultime tornate comunali. Per come avete avuto modo di constatare, non mi sono candidato. Ho mantenuto il mio posto e ho scelto di non impegnarmi per una questione di coerenza rispetto agli impegni già assunti e a cui non potevo sottrarre del tempo e delle energie. D’altronde, credo che nella vita si debba amare una sola donna… o meglio una sola donna alla volta! Ed io ho amato e continuo ad amare la “Domus Pacis”. Certamente non avrei potuto tradirla con un impegno politico perché si trattava di una grande storia d’amore che stava proseguendo regalandomi numerose emozioni.
Questa associazione non è stata solo una compagna di viaggio, ma anche tanto altro. È stata come una figlia che abbiamo voluto adottare e crescere con sacrificio; è stata come una madre, in quanto ci ha tenuto tutti uniti in nome dell’amore; è stata come nonna perché i suoi principi ed i suoi insegnamenti del passato ci hanno trasmesso molto.
Conclusioni
Sto per terminare, ma prima desidero dirvi che è stato un vero onore aver esercitato questo compito di rappresentanza, verso il quale non è mai venuto meno l’apporto dei componenti del Consiglio Direttivo che non smetterò mai di ringraziare.
Ora, in modo sereno e con quel giusto senso di maturità che non è mai svanito, occorre procedere all’elezione di un nuovo Consiglio Direttivo che al proprio interno individuerà le proprie figure di rappresentanza.
È di persone serie, misurate e competenti che abbiamo bisogno e anche se può apparire difficile trovare dei sostituti, voglio ricordarvi che il problema si era posto tre anni fa. Non dimenticherò mai i confronti avuti con questi ragazzi, i quali mi chiedevano di accettare la rielezione, nonostante avessi già detto di non voler continuare. E già in quell’occasione abbiamo trovato la sintesi delle diverse posizioni: ho accettato di proseguire, ma a determinate condizioni, in quanto bisognava lavorare con metodo per creare un vero ricambio generazionale. Se in altri settori era stata fatta terra bruciata, nel nostro giardino occorreva piantare i semi per una nuova generazione capace di dare frutto per l’associazione e la realtà in cui essa opera.
Oggi possiamo dire di aver lavorato, di aver sempre usato un metodo e soprattutto di poter lasciare la nostra testimonianza a chi verrà. I ragazzi e le ragazze, anche più giovani di me, ci sono. Ora tocca a loro, ma sono certo che il cammino della nostra associazione, come sempre, lo determineremo tutti noi, insieme, attraverso il voto, i comportamenti, le prese di coscienza, le scelte. Più si diffonderanno senso di responsabilità, senso del dovere, amore verso la comunità, in sostanza identità “patocia”, più si potrà creare quel clima di consapevolezza collettiva che animò gli anni migliori di questo paese.
Ecco perchè, in questo solco già tracciato, ciascuno deve fare la sua parte, ognuno deve continuare a prodigarsi in modo fiero, con passione, combattività e spirito di sacrificio.
Squillace, 7 marzo 2015 Il Presidente Mario Caso