Il comprensorio di Squillace si è animato il 26 settembre alle prime luci dell’alba, grazie ai cercatori di lumache. Con l’arrivo delle piogge autunnali, infatti, si rinnova il rito della raccolta dei gustosi molluschi che spuntano dalla terra incolta e inzuppata.
C’è anche chi si alza in piena notte per procedere alla raccolta, per evitare che le lumache si nascondano alla vista del sole. «Jamu a vermituri», è la frase dialettale che ricorrente in tutte le nostre contrade.
Da Squillace, ad Amaroni, Palermiti, Vallefiorita, tutti sono alla ricerca del prelibato animaletto che viene chiamato in vari modi: oltre ai “vermituri”, c’è chi li chiama “virdedhi”, “vovulaci”, “lambà”, ma esistono altre denominazioni a seconda della zona.
Quel che è certo è che poi finiranno in pentola, con pomodoro e peperoncino, a deliziare i palati dei buongustai. Una festa sulle tavole dei calabresi.
La ricerca e la preparazione, però, non è facile: bisogna indossare stivaloni in gomma e cerata e poi battere i terreni fangosi, chinarsi a terra e trasportare in bustoni o sacchi le lumache trovate; a casa, bisogna metterle in un contenitore per farle depurare, prima di procedere alla cottura.
Insomma un rito vero e proprio, che si ripete ogni anno fra la fine di settembre e i principi di ottobre, ma a cui la gente, da queste parti, non rinuncia per nessun motivo.
E coloro che non vanno a raccogliere le lumache possono sempre acquistarle al mercato o per strada dai venditori occasionali: pur essendo considerate un alimento povero, possono arrivare a costare diverse decine di euro al chilo.
Centinaia di persone, alle prime luci dell’alba, hanno invaso i campi incolti alla ricerca dei ” vermituri”
Salvatore Taverniti